Gianni Minà, il bilancio sulla sua carriera
Il giornalista Gianni Minà si è di recente raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera: 84 anni ed una serie di incontri straordinari e memorabili che hanno caratterizzato la sua vita. Ma qual è il suo bilancio? Può dirsi finalmente felice? “C’è un uso improprio, anzi un abuso della parola “felicità”. Implica uno stato di grazia che quasi mai si raggiunge. Possono esserci degli attimi, la nascita di una figlia, lo scoop inarrivabile, lo sconcerto di pensare “è successo proprio a me”. Ma se uno si sofferma troppo sulla propria felicità perde di vista gli altri, il mondo”, ha confidato saggiamente. Volgendo lo sguardo alle sua spalle, tuttavia, Minà può dirsi soddisfatto della sua carriera: “È stata, lo è tutt’ora, parte importante della mia vita, un atteggiamento interiorizzato da quando sono un adolescente, sempre alla ricerca di persone da conoscere, da ascoltare, sempre alla ricerca di fatti cui valga la pena raccontare”, ha spiegato.
Nato a Torino, da bambino ha vissuto l’esperienza di sfollato a Brusasco, sebbene i ricordi siano in parte sbiaditi. Il fratello invece, poco più grande di lui, sarebbe rimasto profondamente colpito dal sequestro seppur breve della madre. “Mi è rimasta la paura, l’orrore per i gesti violenti. Non so gestirli, né ho mai reagito ad attacchi verbali. Non riesco, mi blocco. Ma sono immune dal risentimento. Se dovessi pensare all’unica qualità che ho, è proprio questa, non provare risentimento. Ho visto troppe persone consumarsi dalle amarezze”, ha commentato.
Gianni Minà e cosa pensava di Pasolini
Nella vita di Gianni Minà è poi arrivata Roma e la Rai, anche se su di lui incombeva l’obbligo della leva: “Ma tutti in Rai mi dicevano che se fossi partito militare sarebbe sceso il diluvio. E infatti, partii. Fu una delle rare esperienze spiacevoli della mia vita”, ha ricordato. In quella occasione conobbe il generale De Lorenzo, quello del Piano Solo del 1964, descritto da Minà come “un uomo sfuggente, non ti guardava mai in faccia, godeva a umiliare i ragazzi e io non ero escluso dal trattamento”. Arrivarono poi gli anni ’60 vissuti con Toquinho, Ungaretti e Vinícius de Moraes.
Sono numerosi i protagonisti del Novecento che Gianni Minà ha incontrato nel corso della sua vita. Nomi del calibro di Fidel Castro a Maradona. Tra le mancate interviste che oggi ancora rimpiange, oltre a quella di Paul Mc Cartney, anche l’intervista a Nelson Mandela: “ci rincorremmo per due anni e poi non se ne fece più nulla”. Minà ha ricordato Mina dedicandole parole di grande stima ed affetto, “Un’artista, a parer mio, inarrivabile”, ha commentato e della quale conserva gelosamente tutti i dischi. Pierpaolo Pasolini per il giornalista è stato molto più di uno scrittore, “un poeta che ha scritto testi profetici, sulla società e il ruolo della televisione”. E sulla sua fine ha commentato: “Mi colpì profondamente lo scempio del suo corpo, le foto mostrate. Mi ricordarono subito quelle del Che Guevara, che, come un moderno Cristo, fu fotografato subito dopo la sua uccisione con intorno i suoi assassini soddisfatti dell’esibizione del loro trofeo”. Minà ha ricordato inoltre come loro giornalisti furono obbligati a pensare che fosse stato un omicidio a scopo sessuale, una spiegazione che però a lui sarebbe sempre risultata “offensiva“. “Pasolini è un altro, ennesimo buco nero della storia della nostra disgraziata Repubblica”, ha detto.
La lezione di Muhammed Alì e su Maradona…
C’è stata poi la grande amicizia con Muhammad Alì dalla quale Gianni Minà ha colto la lezione che sta attualmente mettendo in pratica: “sono vecchio e con acciacchi più o meno seri che mi hanno complicato la vita. Non vedo più tanto bene, faccio molta fatica a leggere, ma continuo a farlo, a studiare, a scrivere. Mi sono fermato psicologicamente durante la pandemia, pensavo fosse una disgrazia insopportabile accaduta proprio a me”, ha spiegato. E’ stata la moglie a ricordarli la lezione del suo amico, quando diceva: “Ho ricevuto così tanto dal mio Dio che neanche questa malattia può minimamente pareggiare quello che ho ricevuto da Lui”.
La notizia della morte di Maradona lo ha particolarmente colpito: “Con mia moglie Loredana abbiamo deciso di distruggere parte del materiale filmico riguardante le sue sedute dallo psicologo che mi aveva fatto filmare a forza”, ha svelato