Il boicottaggio dell’informazione sul referendum sulla giustizia c’è, eccome. Non ha dubbi Gianni Minoli, volto storico della televisione italiana e grande frequentatore di viale Mazzini. Nella lunga intervista rilasciata ai microfoni de Il Giornale, ha spiegato che la magistratura militante ha ancora un grande potere: “Lo si capisce dal silenzio che avvolge i cinque referendum. Nessuno o quasi sa che domenica si va al voto, nessuno da per che cosa si voterà”.
Per Gianni Minoli il quorum è irraggiungibile e sarà un peccato perdere un’occasione simile. Soprattutto perché legato al silenzio voluto dalla magistratura militante che “toglie spazio ai tanti giudici silenziosi e operosi che fanno bene ma contano zero”: “Cosa vogliono? Mantenere il sistema di potere, quello delle correnti descritto da Luca Palamara, il Buscetta dell’Anm, e lasciare tutto il carrozzone così come è. Nulla deve mutare perché loro rimangano saldamente al potere e il modo più semplice per tenere tutto fermo non è fronteggiare i quesiti referendari, ma ignorarli. Così tutti noi perderemo quella chance straordinaria di civilizzazione necessaria, perché questo sistema è una barbarie”.
GIANNI MINOLI E IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA
Il dibattito sul referendum della giustizia non c’è e non per colpa della censura. Nessun bavaglio ai promotori, ma una strategia più sottile. Per Gianni Minoli si limitano al compitino, con la presentazione dei quesiti attraverso noiose e incomprensibili schede burocratiche: “Invece la Rai e le altre tv dovrebbero spiegare che la giustizia è il primo cancro del Paese. Qui, fra pandemia e guerra, siamo affogati in un mare di guai”. I referendum sono arrivati nel momento sbagliato, ha ammesso Gianni Minoli, ma c’era la possibilità di recuperare: “Appunto sensibilizzando gli ascoltatori: se tu invece di parlare in astratto della custodia cautelare racconti la storia di un disgraziato che è andato in carcere per un clamoroso errore e magari è rimasto in cella mesi o anni, allora il tema diventa importantissimo, seguitissimo, popolare”. Zero appeal, ma anche zero informazione degna di nota. Il sogno delle riforme però non è ancora svanito, c’è ancora una mossa possibile che potrebbe cambiare la partita: “Ci vorrebbe un intervento, anzi un appello del presidente Mattarella. Io spero che Mattarella inviti gli italiani a intervento, andare a votare domenica e allo stesso sproni i media a non spegnere la luce sulle inefficienze e i ritardi drammatici della nostra giustizia”.