Dobbiamo ritornare indietro fino al ’75 per ritrovare un giovanissimo Gianni Morandi alla guida del programma Alle nove della sera, trasmesso dal secondo canale in due mesi e che regalerà Elisabetta Viviani il suo debutto alla guida. Lo show è ideato da Maurizio Costanzo in collaborazione con Marco Danè, grazie ad una formula che aveva portato al successo il precedente preserale Alle sette della sera condotto da Christian De Sica. La sigla invece è opera di Morandi, dal titolo Il mondo di frutta candita. Nella seconda serata di Rai 1 di oggi, lunedì 13 gennaio 2020, verranno mostrati alcuni spezzoni dello show grazie a Il Gran Varietà, il programma di Costanzo. Erano anni particolari per il giovane Morandi, con un grande successo alle spalle e una crisi da affrontare. “Mi davano del vecchio, urlavano che ero finito. Avevo solo ventisette anni, ma sembrava, dopo quegli anni fantastici, che avessi già fatto tutto”, ha raccontato a Il Corriere della Sera. La ‘colpa’ è da ricercare nel ’68 e nel cambiamento che colpirà l’Italia negli anni successivi, complice anche la nascita del cantautorato. Ed è qui che Morandi si rimette di nuovo in modo, decide di andare al Conservatorio a studiare il contrabbasso, spinto dal chitarrista Mario Gangi. “Facevo lo studente, ma non era un periodo triste. Tutte le mattine ero motivato, andavo, riempivo le giornate, sentivo di non buttare via il tempo”, dice ancora. All’epoca del suo ritorno in tv, Morandi è quindi ancora in crisi e ci rimarrà fino ai primi anni Ottanta, quando il suo incontro con Mogol cambierà tutto.
GIANNI MORANDI, CONDUTTORE INEDITO IN ALLE 9 DELLA SERA
Difficile credere che Gianni Morandi abbia dovuto vivere una grande crisi nella sua carriera, soprattutto negli anni in cui i telespettatori italiani potevano vederlo in tv con Alle nove della sera. Il primo segnale che qualcosa non andava salterà agli occhi dell’artista fin dagli anni Settanta, “quando andavo a fare le serate trovavo già fuori dei gruppi di ragazzi che mi dicevano ‘Vai a cantare per i borghesi! Tu sei un compagno, ma canti per i ricchi, noi invece non abbiamo i biglietti’. Una volta feci un concerto ad Aulla, c’erano fuori trecento ragazzi, sono dovuto uscire da un tetto. Erano anni difficili”, racconta a Il Corriere della Sera. Poi la svolta: il Cantagiro. In Italia arrivano artisti importanti come Aretha Franklin, Tina Turner, per poi esplodere con i Led Zeppelin. “Quando arrivammo a Milano ero molto spaventato, perchè sentivo che c’era qualcosa nell’aria. Era il 5 luglio, si vedevano fuori già da giorni dei ragazzi con il sacco a pelo che mi sembrarono improvvisamente sconosciuti, inediti. Io conoscevo la generazione beat, che comprava i miei dischi, conoscevo i ragazzi che avevano fatto il militare con me, tutta un’altra cosa. Ma questi erano i nuovi giovani, parlavano lingue nuove, volevano nuova musica, avevano voglia di cambiare il mondo. Ero terrorizzato”, dice ancora. Senza considerare che nel ’71 morirà il padre di Morandi, lasciandogli l’amaro in bocca. In quel periodo inizia persino a chiedersi se non sia il caso di abbandonare la musica, per poi scegliere la strada del Conservatorio. Prima però dovrà ottenere la licenza di terza media, grazie ad un tema su Beethoven.