Arrivarci così a 77 anni. E no, non parliamo di forma fisica, che quella chiunque con un po’ di costante allenamento sportivo, una buona dieta regolare e una vita sana può raggiungerla. Quando parliamo di Gianni Morandi, parliamo del suo irresistibile entusiasmo, della sua gioia di vivere, della sua positività. Tutte doti che pochi hanno e forse stanno scomparendo con quella generazione di cui il cantante fa parte. Altri tempi, quelli. Presentarsi a Sanremo con questo entusiasmo alla sua età e una carriera ultra decennale, quando non hai più niente da dimostrare a nessuno perché sei già una colonna della musica italiana, è davvero da pochi. Lo vediamo da come “aggredisce” il microfono quando si collega con noi in video per la conferenza stampa: lo afferra e parte, senza aspettare che i suoi discografici diano inizio al confronto, sa già chi è in lista per le domande e invita a farle. Un entusiasmo corrisposto da un pubblico che lo ama come si è visto quando è uscito sul palco due sere fa, accolto da una ovazione che lo ha commosso, ed è quello che gli chiediamo: quanto è importante per un musicista dalla lunga carriera come te il pubblico? “E’ tutto” ci risponde.



Abbiamo visto le tue lacrime sul palco, con quale stato d’animo sei uscito fuori e cosa vi siete detti con Jovanotti dopo la tua esibizione?

L’emozione di quella sera è stato il grande applauso che mi ha fatto il pubblico, mi sono commosso, ho rivisto i miei 60 anni di musica che mi passavano davanti e ho pensato che bello essere qui. Lorenzo era contento, mi ha detto vai che stai andando forte. Siamo contenti che le radio le suonano e la gente per strada già fischietta la canzone.



Qual è il segreto del tuo tenerti così in forma?

Io vivo in mezzo alla musica e sono contento, è quella che mi dà la carica.

C’è una porta che non sei riuscito ad aprire o che ti penti di aver aperto?

Probabilmente sì, nella vita si fanno tante esperienze positive e negative. Quando per me si chiuse la porta negli anni 70 dal punto di vista della carriera, a noi che venivamo dalla musica degli anni 60 che veniva un po’ superata dai cantautori e dagli artisti stranieri, pensavo che nessuna porta mi si sarebbe riaperta. Poi invece la fortuna mi ha aiutato e sono ripartito un’altra volta. Ci sono cose che ho sbagliato, ma anche gli errori ti fanno arrivare dove sei, la vita di un artista è sempre una altalena.



Come è il tuo rapporto con i fan nei social?

Ho scoperto i social pochi anni fa e ho capito che se li usi bene sono un mezzo straordinario per stare in contatto con il tuo pubblico. Difficilmente le persone ti dicono cose finte, ti fanno magari anche delle critiche, non bisogna essere sgarbati con nessuno anche con chi ti dice di andare in pensione e tu rispondi, dai aspetta ancora qualche mese poi ci vado. Se rispondi così anche loro cambiano modo. Mi piace questo confronto, rispondo personalmente, è un contatto che mi piace avere.

Hai collaborato con autori diversi e artisti diversi da Dalla a Jovanotti adesso, come riesci ad adattarti?

Sono soprattutto un interprete anche se ho scritto qualche canzone, le cose più belle me le hanno scritte gli altri. Mi piace sperimentare cose diverse, per farle diventare mie. Battito scrisse per me una canzone totalmente diversa da quella che mi scrisse Tommaso Paradiso o Mogol, è una fortuna poter spaziare in questi repertori. Certe cose mi vengono meglio altre peggio, però è bello sperimentare.

Tanti giovani molto sicuri sul palco di questo Sanremo, qualcuno con cui faresti un duetto?

Questi ragazzi sono molto più sicuri e determinati di noi che abbiamo una grande esperienza alle spalle. Anche io da ragazzino mi buttavo allo sbaraglio, facevo le cose con sicurezza fregandomene un po’, poi passano gli anni e senti una responsabilità diversa. Ci sono ragazzi molto bravi da Rkomi a Blanco a Mamhood, se qualcuno mi chiede di fare un duetto lo faccio volentieri.

Hai parlato di entusiasmo per la musica, un entusiasmo palpabile. Per un artista con una carriera così lunga, quanto è importante il legame con il pubblico?

E’ la parte più importante, quella che mi piace di più, quella del concerto, del contatto con il pubblico. Ci sono tante cose nel nostro lavoro, lo studio, le interviste, ma il momento della verità è quando sei sul palco, quello è il momento magico dove ci si scambia la voglia di stare insieme, di cantare insieme. Il pubblico ti dà una emozione e tu gliela ridai. Ho fatto circa 3500 concerti in tutto il mondo e quel momento è quello più bello. Molti miei colleghi si sono ritirati, non fanno più concerti, io non ne sarei capace. finché ce la faccio voglio stare in mezzo alla gente.

Qual è il segreto della tua eterna giovinezza?

Mah, come dice Fiorello da eterno ragazzo a eterno riposo il passo è breve. Il segreto è ogni giorno cercare di reinventarsi la vita, essere felici di affrontare un nuovo giorno, una nuova canzone, una nuova esperienza, fino a quando c’è questa fiamma dentro vale la pena continuare a fare questo mestiere. Bisogna sempre andare avanti, anche quando sei stanco.

Apri tutte le porte è un brano non semplice, pieno di parole, è stato difficile interpretarlo?

Sì, infatti mi sono esercitato cantandola anche dieci, quindici volte al giorno. Però è così che mi piace fare, per oppormi all’inerzia. Mi piace ritmicamente, mi dà energia, ha un arrangiamento straordinario che mi riporta ai tempi di Wilson Pickett, di Otis Redding, della Motown. E’ una canzone non facile, ma meglio così.

Con Massimo Ranieri dai tempi di Canzonissima c’è sempre stata una bella rivalità, è un derby ancora aperto?

Ci temevamo molto, quando arrivò io ero abbastanza all’apice del mio successo e pensai: questo ragazzino è pericoloso. Col passare degli anni abbiamo imparato a riderci sopra, lui poi ha avuto esperienze incredibili con il teatro, ha lavorato con i più grandi da Strehler alla Magnani, ha avuto fortuna con il cinema. Io sono rimasto sulla musica, adesso siamo amici e ci facciamo il tifo uno per l’altro, sotto sotto un po’ di rivalità c’è però abbiamo canzoni così diverse a questo Sanremo che va bene così.