Gianni Rivera ha fatto dell’essere controcorrente una ragione di vita. Sin da quando giocava, non ha mai fatto mancare il suo pensiero, anche a costo di andare contro al pensare comune. Uno dei più grandi giocatori del calcio italiano non si è smentito neppure questa volta. Il suo intervento a Porta Porta, interpellato dal conduttore sull’essersi vaccinato o meno, ha fatto il giro del web, scatenando reazioni contrastanti, tra cui quella del virologo Burioni che, senza mezzi termini, ha definito il primo Pallone d’Oro italiano come un babbeo.



Immediata la replica, all’interno del programma radiofonico “La Zanzara”, in onda su Radio 24: “Burioni? Non so chi sia, io ricordo Buriani che giocava con me nel Milan. Non so neanche chi sia, pensavo a un burrone, o un grosso burro. Non so davvero chi sia, si vede che è diventato popolare e ne ha approfittato. Quelli bravi non li invitano mai perché hanno paura delle stesse cose che dico io. Vari medici non sono invitati e non scrivono sui giornali perché dicono queste cose. Questi vaccini non li hanno sperimentati, li hanno messi in vendita perché dovevano guadagnare e lo hanno fatto”.



RIVERA: “NON HO PAURA E SONO TRANQUILLISSIMO”

L’ex capitano e numero 10 di uno dei Milan più grandi della storia, vincitore di due Coppe dei Campioni, ha confermato quanto detto a Porta a Porta: “Non mi vaccino. Non faccio assembramenti e sono tranquillo, poi eventualmente ci sono le cure domiciliari, coi medici che sono stati accantonati perché non fanno parte del gruppo, li tagliano fuori”. Accuse forti al sistema Italia, le stesse accuse che, trentacinque anni, fa lo avevano tagliato fuori dal mondo Milan, in aperto contrasto con Silvio Berlusconi, poco dopo l’acquisizione del club rossonero da Giuseppe Farina.



Sempre coerente con se stesso, personaggio scomodo sin da quando vestiva maglietta e pantaloncini, Gianni Rivera ha sempre espresso il suo pensiero, pagandone spesso le conseguenze. Dai litigi di campo con i suoi allenatori, alle vedute diverse con molti giornalisti, tra cui Gianni Brera, alle sue battaglie con la neonata Associazione Calciatori nel 1968. Una vita in prima linea che, anche in questa occasione, non smentisce il suo essere libero e indipendente nell’espressione dei suoi pensieri.