40 anni fa moriva Gianni Rodari che non è solo lo scrittore più amato dai ragazzi, ma anche colui che insegnava a sperare nonostante le difficoltà della vita. Mai come nel momento storico che stiamo vivendo per l’emergenza coronavirus, gli insegnamenti di Gianni Rosari sono importanti sia per i più piccoli, ma anche per gli adulti che, con le scuole chiuse, si sono ritrovati anche ad essere insegnanti dei propri figli. Tra le cose più belle scritte da Gianni Rodari c’è sicuramente c’è la filastrocca: “Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza vorrei mettermi a vendere, sai cosa? La speranza. Speranza a buon mercato! Per un soldo ne darei ad un solo cliente quanto basta per sei. E alla povera gente che non ha da campare darei tutta la mia speranza senza fargliela pagare”. Parole che scritte anni fa, sono attualissime e importanti oggi (aggiornamento di Stella Dibenedetto).

40 ANNI FA MORIVA GIANNI RODARI, LO SCRITTORE PIU’ AMATO DAI RAGAZZI

Nasceva 100 anni fa Gianni Rodari, e nel contempo moriva 40 anni fa. Era infatti il 14 aprile 1980 quando il grande autore, considerato uno dei visionari per quanto riguarda la letteratura dei bambini, ci lasciava a causa di un problema di salute. Descrivere Gianni Rodari come uno scrittore è ovviamente riduttivo, visto che lo stesso artista è stato anche un maestro delle elementari, un partigiano, un giornalista, uno scrittore di fiabe, e tanto altro. Resta memorabile la presentazione che una volta fece agli alunni di una piccola scuola, che gli chiesero di presentarsi tramite una lettera. Così che il grande Gianni scrisse: “Sono nato a Omegna, sul lago d’Orta in provincia di Novara, nel 1920. Ho cominciato, per caso, a scrivere per i bambini tra il 1948 e il 1950, sul quotidiano su cui lavoravo, perché si voleva fare una pagina per le famiglie, la domenica, e a me vennero in testa delle storielline divertenti. Ora scrivo per i bambini perché mi sono appassionato a questo lavoro; perché mi vengono in testa sempre nuove storie; perché spero di riuscire a far ridere qualcuno e anche aiutarlo a capire il mondo; perché me lo chiedono. Quando scrivo le mie storie? Dopo averle pensate e fantasticate tanto tempo, con pazienza, anche dopo anni…”.

GIANNI RODARI E LA SUA VISIONE INNOVATIVA DELLE STORIE PER RAGAZZI

Nei libri per bambini, Gianni Rodari racconta di storie intelligenti e divertenti, tante belle cose riferite ad un periodo, quello dell’Italia del secondo dopoguerra, che coincide anche con il boom economico, della diffusione delle auto, degli elettrodomestici, della gente che andava in vacanza per la prima volta, e tutto quel mondo veniva “tradotto” da Rodari e trasmesso ai suoi piccolo oratori. E così che al centro delle sue storie, dei suoi racconti e delle sue favole, troviamo bambini distratti, coccodrilli, postini, uomini magici che si trasformano in pesci, lavoratori, tutti personaggi non abituali nelle storie per bambini, e che prendono il posto di animali, boschi, castelli e tutto ciò che fino all’arrivo di Rodari si era abituati a leggere. Per capire quanto importante sia Rodari per la letteratura per bambini e ragazzi, basti pensare che è il sesto autore italiano più tradotto al mondo, in comoagnia di gente del calibro di Dante, Calvino, Umberto Eco e Alberto Moravia.

IL PREMIO ANDERSEN E L’AGGRAVARSI DELLE CONDIZIONI FISICHE

Anche per questo fu il primo ed unico italiano ad aver vinto il prestigioso premio Andersen nel 1970, quello che viene considerato una sorta di Nobel per la letteratura per ragazzi. Fra le sue storie più famose si ricordano “Le avventure di Cipollino”, “Gelsomino nei paesi dei bugiardi”, “La freccia azzurra”, “I viaggi di Giovannino Perdigiorno” e “C’era due volte il barone Lamberto”. Una produzione letteraria ricchissima che ha ispirato il cinema, come ad esempio la Torta in cielo, pellicola del 1973 in cui ha preso parte anche l’immenso Paolo Villaggio, e non solo. Del poliedrico Rodari si ricorda anche e soprattutto la Grammatica della fantasia del 1973, da molti considerata la sua opera principale, attraverso cui lo stesso Gianni spiegò l’arte dell’inventare storie. Le sue condizioni fisiche iniziarono ad aggravarsi ad inizio anni ’70, forse anche a causa dei suoi molteplici impegni lavorativi. Di ritorno da un viaggio nell’Unione Sovietica, datato 1979, iniziò ad accusare i primi gravi problemi circolatori, e il 14 aprile dell’anno successivo morì dopo un intervento chirurgico.