Il compagno del filosofo Gianni Vattimo è stato condannato a due anni di carcere e 900 euro di multa. Simone Caminada è stato ritenuto colpevole di circonvenzione di incapace. Si chiude con questa sentenza il tormentato caso giudiziario che riguardai filosofo, ma per il 38enne non cambia nulla. «Non è una notizia che cambia la quotidianità mia e di Vattimo. Non ho nulla di cui pentirmi», il commento di Caminada subito dopo la lettura del dispositivo. La procura di Torino, rappresentata dai pm Dionigi Tibone e Giulia Rizzo, aveva chiesto una condanna a quattro anni di carcere, sostenendo che Gianni Vattimo sia stato «soggiogato da Caminada» e che «dipende psicologicamente da lui». Queste le parole usate dai magistrati durante la loro requisitoria.
Il filosofo e Simone Caminada si erano conosciuti nel 2010 in un contesto conviviale. All’epoca il professore era europarlamentare e necessitava di un autista, motivo per il quale Gianni Vattimo assunse Caminada. Col passare del tempo il loro legale è diventato sempre più stretto e il giovane brasiliano ha iniziato a occuparsi di tutte le questioni pratiche riguardanti la vita quotidiana del filosofo.
“CAMINADA? DANNI A PATRIMONIO E PER EREDI”
Durante il processo la procura di Torino ha descritto Simone Caminada come un approfittatore che avrebbe indotto il filosofo Gianni Vattimo «a compiere azioni dannose per il proprio patrimonio e per i potenziali eredi». Come riportato dal Corriere della Sera, si parla di bonifici intestati alla madre dell’assistente per importi superiori al suo compenso mensile, spese «ingiustificate rispetto al tenore di vita che comportavano l’erosione del patrimonio per 60 mila euro». Inoltre, il 38enne avrebbe obbligato lo scrittore una polizza sulla vita da 415mila euro di cui è beneficiario al 40%, oltre ad un testamento che lo nominava erede «disponendo in suo favore orologi, opere d’arte, quadri» e altri oggetti di valore, come il taccuino di Fidel Castro. Nonostante le accuse, Vattimo non si è mai allontanato dal suo assistente. «Non ho mai dubitato di lui. Se lo condannano non lo mando via», disse il filosofo quando venne chiamato a testimoniare. Alcune settimane prima della sentenza, Vattimo e Caminada aveva presentato un’istanza di unione civile, ma la pratica matrimoniale fu bloccata dai magistrati in attesa della sentenza. Ora la questione potrebbe riaprirsi. «Non lo so, ne parlerò con Gianni a casa. Oggi non è venuto perché si è rotto l’ascensore», ha dichiarato Caminada prima di uscire dal Palazzo di giustizia.