C’è anche Gianni Versace tra i protagonisti che animano la serie tv di Canale 5 “Made in Italy“. Punto di riferimento imprescindibile per la moda del Belpaese, la storia di Gianni Versace è inevitabilmente segnata dalle modalità della sua morte, un assassinio. “Pronto?! Sono al 1116 di Ocean Drive, un uomo è stato ferito con una pistola, per favore, per favore, per favore!“. Questa è la chiamata che parte all’indirizzo del 911 e nella quale una voce dal chiaro accento italiano chiede aiuto dal momento che il re della moda giace in una pozza di sangue di fronte alla porta d’ingresso della sua magione a Miami. A parlare Antonio D’Amico, suo compagno, disperato, non si capacita di come sia stato possibile che il 15 luglio 1997 il mondo gli sia crollato improvvisamente addosso. Inizialmente si pensò ad un omicidio di stampo mafioso, ma la verità era molto più difficile da spiegare…



GIANNI VERSACE, IL MOVENTE DEL SERIAL KILLER

A sparare e uccidere Gianni Versace è Andrew Cunanan, 23enne di origini per metà italiane e per metà filippine, dall’alto quoziente intellettivo ma con problematiche di natura psichica. Cunanan entra nel tunnel della droga, diventa quello che gli americani definiscono “party boy”, un gigolò d’alto rango, ma ad un certo punto nella sua testa scatta una molla distruttiva non solo per sé, ma anche per gli altri. Cunanan si trasforma in un serial killer, entra a far parte della lista dei 100 maggiori ricercati d’America: titolo meritato dall’aver ucciso a martellate Jeffrey Trail, 28 anni, poi a colpi di pistola il 33enne David Madison, che Andy definiva “l’amore della mia vita”, e ancora il 75enne immobiliarista Lee Miglin, anche lui ex partner di Andrew, torturato con un cacciavite e poi sgozzato con un paio di cesoie, fino ad arrivare all’omicidio di William Reese, custode del cimitero militare di Pennsville (New Jersey), eliminato per impossessarsi del pick up con cui recarsi a Miami e uccidere Versace.



Già, ma perché uccidere proprio Gianni Versace? Un movente non si trova: pare che i due si siano incrociati una sera all’opera, ma è troppo poco per spiegare un atto del genere. L’ipotesi, data per buona dopo il suicidio di Cunanan e dunque in assenza di una conferma ufficiale, è tanto realistica quanto amara: Gianni Versace fu ammazzato per invidia sociale, ovvero in quanto simbolo vivente di tutto quello che il suo assassino avrebbe voluto essere e non era diventato.

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