In Giappone tre insegnanti su quattro rischiano la morte improvvisa, proprio a causa del loro lavoro. I docenti sono costretti infatti a effettuare un ampio numero di ore di straordinari, che secondo il Ministero del Lavoro potrebbero essere fatali. Il limite massimo di tempo da trascorrere in questo tipo di attività, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, è infatti fissato a 80 ore extra. Una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori indipendenti guidati da Ryo Uchida, professore all’Università di Nagoya, ha dimostrato che il 74,4% dei docenti giapponesi ne effettua di più. Lo studio è stato condotto su un campione di 924 professori di scuola media inferiore di età compresa tra i 20 e i 50 anni.
Questa sarebbe la realtà dei fatti, ma ufficialmente la questione sarebbe molto diversa. Secondo il sondaggio, infatti, “un terzo degli insegnanti di scuola elementare svolge oltre 40 ore di straordinario al mese, ed è stato invitato dai dirigenti scolastici a dichiarare meno ore di lavoro rispetto a quelle effettivamente lavorate”.
Giappone, 3 insegnanti su 4 rischiano morte: quante ore di lavoro?
Per comprendere quante ore di lavoro gli insegnanti sono costretti a fare in Giappone e perché tre su quattro di loro rischiano la morte improvvisa, però, dobbiamo considerare il sistema scolastico del Paese, che è molto diverso dal nostro. L’orario di presenza, come riportato del Corriere della Sera, è infatti già di per sé più lungo: sei giorni su sette, di norma dalle 7.30 del mattino fino al tardo pomeriggio. I bambini non tornano a casa prima di sera. In totale, con tanto di straordinari, si può dunque arrivare a undici ore di lavoro giornaliere, nella maggior parte dei casi senza pause. Un fattore di stress incommensurabile, che si aggiunge alle poche ore di sonno e alle condizioni di salute che peggiorano.
Gli effetti, però, non ricadono soltanto sui diretti interessati. “Le conseguenze peggiori dei lunghi orari di lavoro degli insegnanti ricadono principalmente sui bambini. Questo è un problema sociale che va assolutamente affrontato”, ha denunciato Ryo Uchida, l’autore dello studio.