Dal Giappone parte un appello urgente ai paesi del prossimo vertice G7, i governi si dovranno impegnare a investire di più nella ricerca per la cura della demenza e delle altre malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Queste patologie colpiscono soprattutto le zone del mondo con alto tasso di longevità e quindi con più presenza di anziani. Tra queste ci sono 5 paesi appartenenti al G7, compresa l’Italia che insieme al Giappone detiene il record di incidenza della malattia. In altri 4 invece, la demenza resta la principale causa di morte per le persone con età superiore ai 65 anni.
Il Financial Times ha riportato alcune dichiarazioni pubbliche fatte durante il summit di Nagasaki, un incontro organizzato da Tokyo al quale sono state invitate le famiglie dei pazienti che quotidianamente combattono con questa condizione invalidante. La dichiarazione di intento era stata firmata già a Londra nel 2013, ma come ha affermato Paola Barbarino, la responsabile dell’organizzazione Alzheimer’s Disease International “C’è molta ricerca da fare, e soprattutto una campagna informativa per i medici, perchè ancora il 60% di loro crede che questa patologia sia parte naturale del processo di invecchiamento“.
Da Tokyo al G7 “Più impegno dei governi a trovare cura per la demenza”
I progressi negli studi sulla demenza stanno avanzando negli ultimi anni, ma ancora i ricercatori non sono riusciti a trovare una cura che blocca preventivamente il processo neurodegenerativo. Nell’incontro a Nagasaki si è parlato anche dell’emergenza economica per i sistemi sanitari, comportata dalla situazione. Solo in Giappone infatti il 30% della popolazione è a rischio poichè l’età media supera i 65 anni. Mentre in Italia ne soffrono 1,4 milioni di persone. Nel resto del mondo i pazienti in totale sono cira 55 milioni.
I nuovi farmaci, che hanno dato risultati abbastanza soddisfacenti, sono ancora alla prima fase sperimentale, ma negli Stati Uniti, come fa notare il Financial Times, gli investimenti nella ricerca sono aumentati passando da 400 milioni a 4 miliardi di dollari l’anno. Anche George Vradenburg, presidente della Fondazione di Davos per l’Alzheimer, ha dichiarato che ancora l’impegno non è sufficiente “I governi non hanno ancora avuto un approccio coordinato, la ricerca sulla cura per la demenza va incrementata e finanziata con fondi pubblici, anche nei paesi con più bassi redditi“.