Sembra che dopo anni di estenuante lotta, fortunatamente non armata, il Giappone e la Corea del Sud siano sempre più vicine a trovare un accordo per normalizzare i rapporti. In ballo ci sarebbero circa 35 anni di occupazione coloniale, che ha ridotto letteralmente in schiavitù migliaia di coreani. Attorno a quel periodo di dominazione coloniale è stato chiesto più volte, dalla Corea, un’ammissione delle colpe dei giapponesi, che tuttavia si sarebbero sempre dimostrati reticenti.
Ora, però, qualcosa si sta muovendo tra Giappone e Corea del Sud e i rapporti, presto, potrebbero tornare almeno sul livello diplomatico, giungendo con la dovuta calma che la memoria storica richiede, ad una completa normalizzazione dei rapporti tra le due. Tuttavia, secondo un articolo dell’analista dell’Istituto per gli studi di politica internazionale Guido Alberto Casanova, pubblicato su Domani, la questione potrebbe nascondere molte più insidie di quelle che sembra ad una prima occhiata. Infatti, dopo l’annuncio del probabile accordo tra Giappone e Corea del Sud, si sarebbero subito opposti buona parte dei coreani, oltre all’opposizione di Governo, che attualmente detiene la maggioranza in Parlamento e che accusa il governo di aver “tradito la giustizia della storia”.
Cosa è successo tra Giappone e Corea del Sud
Insomma, da poco meno di 80 anni i rapporti tra Giappone e Corea del Sud non sono affatto positivi, seppur fortunatamente non ci sarebbe stato alcun episodio grave a livello internazionale. Tutto iniziò nel 1910 quando l’esercito giapponese iniziò l’occupazione della Corea che è durata fino al 1945, quando i sovietici da un lato e gli americani dall’altro aiutarono a liberare il paese, riportando la libertà dopo 35 anni di violenta occupazione.
Nel periodo in cui il Giappone governò in Corea del Sud si macchiò di una serie piuttosto grave di reati, tra cui soprattutto la schiavitù nei campi di lavoro e diversi tentativi di soppressione culturale. Dopo la fine dell’occupazione il governo giapponese riconobbe i suoi errori, e si arrivò nel 1965 ad un trattato di normalizzazione, conseguente al versamento di un lauto indennizzo da parte del Giappone. Tutto sarebbe potuto finire lì, non fosse che nel 2018 la Corea del Sud pretese, tramite una sentenza della Corte suprema, nuovi indennizzi da parte di due società del Giappone, la Nippon Steel e la Mitsubishi Heavy Industries. Entrambe si rifiutarono di pagare e lo stesso governo giapponese si oppose alla sentenza. Ora, invece, è stato deciso di istituire un fondo per compensare le vittime, nel quale volontariamente le due società potranno versare qualsiasi contributo desiderino.