Quasi ottant’anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la colonizzazione della Corea da parte del Giappone, i due Paesi sono riusciti, nella primavera del 2023, a siglare una riconciliazione storica, in un contesto regionale molto teso con le minacce nucleari della Corea del Nord e l’ascesa della Cina. Dopo decenni di rapporti tumultuosi alimentati dalle atrocità commesse dal Giappone durante la colonizzazione della Corea del Sud dal 1910 al 1945, il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol hanno deciso, lo scorso maggio, di riappacificarsi, spiega La Croix.



La stretta di mano è avvenuta il 7 maggio a Seul e ha segnato una riconciliazione storica. Questa però non sarebbe stata possibile senza l’intervento degli Stati Uniti, che volevano un fronte quanto più unito possibile. Dopo i conflitti nordcoreani e l’ascesa della potenza militare cinese, questa nuova amicizia simboleggia il desiderio di porre fine alle guerre del passato. “Il mio cuore sanguina di fronte alle esperienze molto difficili e tristi vissute da così tante persone nelle dure circostanze di quel tempo”, aveva ammesso Fumio Kishida durante lo storico vertice di Seul. Il riferimento era alla spietata colonizzazione giapponese. “Grazie all’amicizia e alla fiducia che ho nel Primo Ministro Kishida, incoraggerò una più profonda cooperazione bilaterale verso un nuovo futuro”, aveva risposto Yoon Sukyeol.



Giappone e Corea del Sud, la pace ritrovata dopo la colonizzazione nipponica

Dalla sua elezione nel marzo 2022, Yoon ha spinto per la riconciliazione. “Dobbiamo porre fine al circolo vizioso dell’ostilità reciproca e lavorare insieme per ripristinare gli interessi comuni dei nostri due Paesi”, aveva insistito durante il vertice. Il 15 agosto 2023, anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, aveva poi aggiunto: “Il Giappone è un partner con cui condividiamo gli stessi valori di democrazia e diritti umani”. I rapporti tra i due Stati sono stati particolarmente duri durante il periodo oscuro della colonizzazione giapponese, sottolinea La Croix.



La maggior parte degli storici stima che più di 200.000 donne – la stragrande maggioranza coreana – furono rapite e mandate nei bordelli dell’esercito imperiale. La questione è stata “risolta” nel 2015 con una compensazione finanziaria. La stabilità ritrovata non sarebbe stata possibile senza il contesto geopolitico attuale: l’idea di costituire un nuovo fronte il più unito possibile è sorta anche per affrontare le ambizioni militari cinesi e la minaccia nucleare nordcoreana da alleati. Anche l’opinione pubblica sudcoreana e giapponese ha preso bene la novità: da tempo, ancor prima che venisse siglata la riconciliazione, tra i due popoli c’era un rapporto di amicizia.