Le Olimpiadi di Tokyo 2020 rappresentano un cruccio per la popolazione e per il Governo del Giappone: detta in questi termini, pare un’affermazione quasi ossimorica, considerato che i Giochi rappresentano da sempre la tenzone più attesa a livello internazionale, in grado di riunire miliardi di cuori sotto un’unica bandiera, quella dello sport. Eppure, questa volta è diverso: secondo i nipponici, questa rassegna a cinque cerchi, già procrastinata di un anno per via dell’emergenza pandemica connessa al Coronavirus, “non s’ha da fare”, alla stregua di un celeberrimo matrimonio della letteratura italiana.
Il motivo è presto spiegato: nella terra del Sol Levante è fortemente radicata la cultura no-vax. Ad oggi, come si evince da un’analisi effettuata da “Il Venerdì” di Repubblica, soltanto il 4% degli abitanti ha detto sì al siero anti-Covid e, soltanto nell’area compresa fra Tokyo e Osaka, 7.400 over 65 hanno rifiutato la somministrazione. Perché questa reticenza? La risposta giunge dalla Storia: nei primi anni Novanta, dopo l’inoculazione del vaccino combinato contro morbillo, parotite e rosolia, si registrarono casi di meningite asettica sul territorio nazionale e, da quel momento, la fiducia nei confronti della scienza è crollata.
OLIMPIADI TOKYO 2020, PAURA COVID: I GIAPPONESI NON VOGLIONO I GIOCHI
Una problematica, quella del fenomeno no-vax in Giappone, che alcuni giorni fa era stata posta in evidenza anche dal presidente del CONI, Giovanni Malagò, in occasione della sua partecipazione al programma televisivo di Rai 3 “Agorà” e confermato dai numeri: oggi – evidenzia “Il Venerdì” di Repubblica, il 35 per cento dei giapponesi che si informa attraverso tv, radio o giornali si dichiara contro il vaccino, con la percentuale che sale al 50 tra coloro che si informa via social, dove serpeggia il timore di vedersi somministrare “sostanze strane”.
Il sondaggio più significativo, però, è un altro: quando nel 2013 Tokyo si aggiudicò i Giochi del 2020, il 70 per cento della popolazione era felice di questa vittoria. Alla data odierna, invece, appena il 14% dei cittadini nipponici si dicono felici dello svolgimento delle Olimpiadi a luglio. Il pericolo è concreto: qualora una nuova ondata di Covid-19 investisse la nazione, i governatori hanno anticipato che non ci saranno posti letto ospedalieri disponibili per i soggetti legati ai Giochi. Infine, un’emergenza sanitaria riacutizzata, con annesso boom di contagi a inizio autunno, spezzerebbe letteralmente le reni all’economia di un Paese già in profondo rosso.