Francesco Giardina, responsabile Consumi di Coldiretti e agronomo, sulle pagine di Avvenire spiega come i cambiamenti nel clima stiano incidendo sui raccolti: “Il rapporto tra agricoltura e acqua sta diventando problematico e il nodo è la tropicalizzazione del clima: momenti di grande siccità e poi grandi alluvioni. Il problema interessa tutte le colture. L’annata si è caratterizzata per una primavera preoccupante per la siccità – molti non hanno seminato per questo – e poi per i mesi di maggio e giugno con le alluvioni. Adesso si torna a parlare di carenza idrica, perché non si riesce a conservare l’acqua che cade con discontinuità. Per questo Coldiretti insiste con il piano invasi”.



Uno dei prodotti dei quali si potrebbe avere carenza, per esempio, è il riso: “Tra marzo e aprile, quando si seminava, si temeva che non ci sarebbe stata abbastanza acqua. Quindi molti hanno rinunciato. Con che risultati? Siamo al minimo storico, con 8.000 ettari in meno e intanto si importa tanto prodotto di scarsa qualità. È una fase di grandi speculazioni, sulla pelle dei risicoltori italiani. Se continua così perderemo le nostre varietà storiche, Carnaroli in testa. Serve una strategia di filiera, oltre a investimenti nelle irrigazioni”.



Giardina: “Perché i prezzi sono così alti”

Un altro prodotto che risente dei cambiamenti climatici in atto è il pomodoro da produzione. Come spiega Francesco Giardina, responsabile Consumi di Coldiretti, “Abbiamo un polo in Emilia Romagna e uno in Puglia, entrambe alluvionate tra maggio e giugno. Si ha pertanto un aumento dei costi e in queste ore si discute molto sul prezzo, perché gli agricoltori soffrono l’aumento dei costi e il calo delle rese e chiedono che siano riconosciuti questi sacrifici da chi compra, cioè dall’industria”.

Vari i problemi che hanno attanagliato l’agricoltura in questo periodo: “Al momento della fioritura, in primavera, c’era la siccità. All’allegagione, quando cioè i fiori diventano frutti e quindi si creano le premesse per la resa produttiva, è arrivata la grandine e le alluvione, che hanno portato a un crollo della qualità e della quantità. Prezzi altissimi, mai così alti: guardando a tutta la frutta estiva, da quanto viene pagato al produttore fino al prezzo al consumatore i valori aumentano da tre a cinque volte. In parallelo, va registrata la riduzione del consumo: siamo già sotto la quantità media consigliata dall’OMS, quindi si crea anche un problema di salute”. Secondo l’esperto, però, “La cosa più sbagliata è non mangiare più frutta e verdura. Privilegiare la filiera corta aiuta a ridurre il prezzo e poi è meglio comprare soltanto ciò che si consuma e avere così un occhio attento alla riduzione dello spreco”.