Il Giardino di Ninfa nel Lazio è uno dei monumenti naturali più belli tra quelli che offre la penisola italiana ma pure una vera e propria oasi naturale che sorge su un luogo oramai mitologico omonimo e di cui ci restano solamente oggi pochissime tracce e riferimenti: si trova infatti in provincia di Latina, nel territorio del comune di Cisterna (oltre che nei pressi delle località di Sermoneta e Norma) un giardino all’inglese che rappresenta una piccola perla e che, colpevolmente, ancora molti nostri connazionali non conoscono nonostante negli ultimi anni si è scomodato addirittura il New York Times che, in una di quelle classifiche che vanno molto di moda Oltreoceano e fanno impazzire i lettori, ha eletto quello laziale come “il giardino più bello del mondo”. Come mai tanto entusiasmo e quale è la storia di questo luogo che, tra piante secolari e altre specie molto rare, lussureggia laddove un tempo sorgeva la città perduta di epoca medievale (ma già esistente ai tempi dell’antica Roma) che storici e ricercatori hanno provato almeno a ricostruire nella sua bellezza? Andiamo a scoprirlo di seguito in un ideale tour all’interno del Giardino di Ninfa e dei suoi dintorni.
IL GIARDINO DI NINFA A LATINA
Il Giardino di Ninfa nei pressi di Latina deve innanzitutto il suo nome a un antichissimo tempio dedicato a quelle donne della religione greca considerate presenze divine e secondo alcuni immortali di acque, boschi, sorgenti e affini (non a caso nella lingua originale ninfa sta a indicare le giovani fanciulle o le spose): la città oggi perduta si pensa esistesse già in età romana anche se fu nel successivo periodo medievale che questo piccolo centro agricolo conobbe il suo massimo splendore, una oasi che poco aveva a che fare con le altre aree paludose della zona, passando sotto la protezione della Chiesa e pur venendo amministrato dai suoi stessi abitanti. Tuttavia nel 1171 Federico Barbarossa devastò Ninfa saccheggiandola e poi dandole fuoco e, dopo essere passata sotto il controllo della nobile famiglia dei Caetani, originaria di Gaeta, fu restaurata da Papa Onorato I prima di andare incontro al suo destino: nel 1281 venne saccheggiata per l’ultima volta e poi distrutta letteralmente a colpi di piccole dagli abitanti delle città confinanti, non venendo più ricostruita, cosa che portò i pochi residenti rimasti ad andare via e lasciando il centro abitato in preda all’avanzare di paludi e malaria. Se nel XVI secolo fu il cardinale Nicolò III Caetani ad avere l’idea di realizzare un giardino a Ninfa attraverso una imponente bonifica, fu solo nel nostro secolo che nacque l’oasi naturale “all’inglese” grazie a Gelasio Caetani che si occupò pure di restaurare alcuni ruderi dell’antico centro urbano e, grazie alla madre Ada Wilhbraham, appassionata del genere, di piantare specie botaniche rare provenienti da tutto il mondo e che sopravvissero proprio grazie al particolare clima umido di quell’area. L’ultimo ponte tra storia è modernità fu Lelia Caetani, ultima erede della nobile casata, che dopo ben 700 anni diede in eredità a una omonima fondazione il giardino e pure il castello di Sermoneta.
LA CITTA’ PERDUTA DI NINFA E “IL GIARDINO PIU’ ROMANTICO”
Oggi il Giardino di Ninfa, situato a poca distanza dal bellissimo Parco Nazionale del Circeo, rappresenta almeno in Italia un “unicum” nel suo genere: dopo essere diventato oasi del WWF nel 1976 e dichiarato monumento naturalistico nel 2000, il giardino “più bello e romantico del mondo” è stato riscoperto pure all’esterno richiamando decine di migliaia di turisti ogni anno. All’interno di quest’area di oltre otto ettari in cui oltre al fiume Ninfa scorrono pure altri ruscelli è possibile trovare oltre mille piante tra cui alcune chicche quali un faggio rosso, un noce americano, un acero giapponese e pure alcuni roseti, senza dimenticare quello che per tutti è “l’albero della nebbia” (uno scotano con infiorescenze rosa); per non dire delle yucca, del viale di cipressi, i ciliegi penduli, i meli ornamentali, un pino dell’Himalaya i banani, i bambù, un pino messicano e fiori di ogni varietà. Insomma, nel giardino la biodiversità la fa da padrone tra le rovine medievali e senza dimenticare la fauna che annovera tantissimi tipi di uccelli, tra cui rapaci e passeriformi, e pure nelle acque del fiume la Trota macrostigma conosciuta proprio come “trota di Ninfa”. Non va dimenticato che ai tempi Ninfa aveva addirittura nove chiese, una delle quali, quella di Santa Maria Maggiore, è stata restaurata e ha un alto valore storico perché qui fu nominato, col nome di Papa Alessandro III, Rolando Bandinelli in fuga da una Roma occupata dal Barbarossa; meritevole di una visita è pure il Castello dei Caetani a Sermoneta, restaurato anch’esso. Infine va ricordato che il Giardino di Ninfa apre solamente in alcune giornate tra aprile e novembre, mentre è chiuso in inverno (salvo visite particolari: basta consultare il calendario sul sito ufficiale), questo al fine di salvaguardare meglio flora e fauna e curarle.