Un tempo Francesco Giavazzi e Alberto Alesina rappresentavano il pensiero liberale ed economico cardine del Corriere della Sera e dell’intera borghesia milanese: oggi in realtà lo sarebbero ancora ma il concetto di “male” applicato alla spesa pubblica che un tempo rappresentavano alla perfezione, oggi viene “offuscato” dalla crisi coronavirus che riesce a farli dire sulla prima pagina del Corriere della Sera che per il futuro della ripresa economica è meglio che il potere ce l’abbiano medici, virologi (e al limite qualche economista) piuttosto che gli imprenditori. Ha fatto discutere e non poco l’editoriale di oggi sul CorSera della doppia firma di economisti Giavazzi & Alesina che dal titolo anche piuttosto interessante – “Per noi sarebbe un errore voler fare da soli” – prova a tracciare una seria critica al Governo Conte per le posizioni di riluttanza all’accordo europeo (che alla fine con ogni probabilità si farà con l’impianto d un Recovery Fund a metà tra la proposta francese e quella spagnola) ma avanza un appello all’esecutivo affinché si sblocchi la questione “liquidità” per le imprese.



Dopo il Decreto di inizio aprile e in attesa dei 50 miliardi per il nuovo Dl Aprile, il Governo è atteso alla ripartenza dell’intera macchina nazionale dopo due mesi di quarantena: la fase 2 in via di costruzione dal prossimo 4 maggio, secondo Giavazzi e Alesina, deve avere una priorità importante «Serve liquidità affinché la decisione su quando ripartire la prendano medici e virologi, magari con l’aiuto di qualche economista, ma non la prendano imprenditori sull’orlo del collasso». Per due economisti che del sistema liberale hanno tratto un caposaldo negli ultimi 15 anni, la secca “bocciatura” delle imprese e della loro capacità di aiutare il sostrato politico-economico dell’Italia desta se non altro perplessità.



IL “MANIFESTO” DI GIAVAZZI & ALESINA

Secondo Alesina e Giavazzi infatti la nostra spesa pubblica complessiva è 4 punti di Pil più alta di quella tedesca: «abbiamo speso per decenni per tutto e di più, accumulando un enorme debito anche in periodi di normale crescita del Pil, ma nella sanità spendiamo due punti e mezzo di Pil meno della Germania». Perciò il paradosso lanciato nel “manifesto” per la fase 2 è che ad occuparsi di conti e spese è meglio che vi siano i virologi piuttosto che gli imprenditori. Basta con imprenditori e libertà di mercato, meglio una rigorosa “dieta” dello Stato normata da una task force “alla Colao” o giù di lì: stiamo esagerano, è chiaro, ma è il concetto avanzato da Giavazzi e Alesina che desta più dubbi che altro.



Tra l’altro, dare liquidità senza far ripartire degnamente l’economia è qualcosa di molto rischioso: ogni imprenditore sa bene che per poter campare non serve la liquidità o lo stop di qualche cartella esattoriale (che tra l’altro poi si somma alle prossime e arriva coma una “mannaia” verso settembre) ma prima di tutto la possibilità di fatturare e tornare a contare sul mercato: il pensiero dei due economisti è invece quello di contestare il Governo laddove si parli di patrimoniale (e questo per fortuna lo ammettono, è sacrosanto che in un momento di crisi non si vessi ancora di più la parte del Paese che tenta di rialzare la china per produrre Pil) mentre dovrebbe cercare la liquidità negli strumenti che l’Europa mette a disposizione.

«La Bce può spegnere un incendio, ma poi gli incendi vanno prevenuti ed evitati. La Bce non può acquistare un trilione di titoli all’anno per sempre. Per questo ci vogliono il Mes, gli eurobond o qualche altro meccanismo per far fronte a choc comuni, cioè choc, come il Covid, che colpiscono tutti i Paesi dell’euro. Questa pandemia non sarà l’ultimo choc comune per l’eurozona», scrive Giavazzi con Alesina. Perciò, il Consiglio Ue di domani è fondamentale e solo un accordo congiunto – secondo gli economisti – impedirebbe il tracollo economico definitivo: «Che alcuni rappresentanti dei Paesi del Nord Europa siano talvolta gretti non c’e dubbio. Ma noi dobbiamo essere un po’ più umili e realistici nel riconoscere che chi non si fida dei rappresentanti del nostro Stato qualche motivo in passato l’ha avuto». L’importante allora è che non decidano gli imprenditori o l’attuale classe politica che sta gestendo la crisi?