Victoria Alyeksyeyeva, compagna di Gigi Bici, è tornata a parlare a Quarto Grado dell’omicidio dell’uomo dopo la confessione di Barbara Pasetti, la quale ha rivelato agli inquirenti di avergli sparato accidentalmente alla testa l’8 novembre 2021, mentre era seduto nel sedile anteriore della sua Volkswagen con il finestrino abbassato nel cortile della sua abitazione. La donna, tuttavia, non crede nella sua versione. “Io sono sempre stata convinta che fosse stata Barbara a ucciderlo, a occultare il suo corpo e poi a fare lo show del ritrovamento coinvolgendo il figlio. Non è stato un delitto d’impeto”, ha ribadito.



I motivi che la portano a pensare che si sia trattato di un omicidio premeditato ciò sono diversi. “Innanzitutto ha fatto entrare l’auto di Gigi in cortile. Poi la pistola era pronta, ma ha indossato i guanti che aveva in tasca prima di sparare. Infine ha utilizzato delle corde che teneva nella sua vettura per trasportare il cadavere”, ha sottolineato. “Ha confessato soltanto per avere uno sconto di pena, viceversa sarebbe stata condannata all’ergastolo”.



Gigi Bici, compagna Victoria contro Barbara Pasetti: il movente dell’omicidio

Victoria Alyeksyeyeva, la compagna di Gigi Bici, ha parlato anche del movente che avrebbe portato Barbara Pasetti all’omicidio. La donna aveva ingaggiato la vittima per “regolare i conti” con l’ex marito Gian Andrea Toffano, che come quest’ultimo ha raccontato a Quarto Grado lei stessa aveva tentato di uccidere in due occasioni con del veleno. “Gigi non era un santo, non era perfetto. Nonostante ciò, non era neanche un assassino a differenza di lei. È stata Barbara che lo ha cercato e gli ha offerto dei soldi per intimidire l’ex marito. Gli ha fatto vedere le sue capacità economiche”. L’uomo, quando si è reso conto che gli sarebbe stato chiesto di commettere un delitto, si sarebbe rifiutato. “Ai suoi occhi è diventato cattivo perché le chiedeva ciò che gli era stato promesso, ovvero il denaro. È così che lo ha ucciso”.



Dietro a quanto accaduto, però, secondo la compagna della vittima, ci sarebbe anche un movente passionale. “Io credo che nella sua testa si fosse creata una storia in cui doveva esserci un lieto fine e che poi abbia reagito male quando si è resa conto che il suo castello di sabbia stava crollando”, ha concluso.