Katia Criscuolo non riusciva a darsi pace quando suo padre, Gigi Bici (all’anagrafe Luigi Criscuolo), è scomparso. Si rivolse anche a Barbara Pasetti, che le assicurò di poter essere un’amica per lei, una spalla su cui piangere. «Mi chiedeva come stavo, se avevo notizie, che potevamo bere un tè insieme. Diceva di non conoscerlo. In realtà lo aveva già ucciso», racconta la donna a Repubblica. Non sa cosa aspettarsi, «forse giustizia, ma papà non lo avrò mai più». La 33enne, una delle figlie di Gigi Bici e portavoce della famiglia, ha poi scoperto che il telefono del padre dava segnale vicino a casa della fisioterapista, nella villa di Calignano, frazione di Cura Carpignano, in provincia di Pavia.



«Ho cominciato a scriverle, a chiederle se sapesse di questa storia. Le dissi: sto cercando mio papà. Mi rispose: ho sentito storie in paese, se vuoi mandarmi la locandina la appendo, la faccio vedere ai miei colleghi». Ora Barbara Pasetti è in carcere per l’omicidio di Luigi Criscuolo, ucciso l’8 novembre 2021. La 40enne solo il 5 ottobre scorso, all’ennesimo interrogatorio dopo mesi di detenzione, ha confessato l’omicidio. L’uomo, chiamato Gigi Bici per il suo negozio di biciclette, era stato “agganciato” da Pasetti tramite un meccanico amico perché voleva che sistemasse alcune cose con l’ex marito.



OMICIDIO GIGI BICI, LA FIGLIA CHIEDE GIUSTIZIA

Nell’affare spuntò pure una pistola, procurata dal 60enne, che poi la riconsegnò alla fisioterapista. Era ancora in auto quando venne ucciso con un colpo di pistola alla tempia sinistra. Poi nascose il cadavere in un campo vicino la sua proprietà, coprendolo con rami e fogliame dello stesso cortile, per poi inscenare un ritrovamento casuale da parte del figlio di 8 anni. Poi si spacciò per la componente di una banda dell’Est, mettendo in piedi un’altra messinscena, con telefonate e lettere anonime ai familiari di Gigi Bici, chiedendo un riscatto, prima di 390mila euro, poi 350mila, scendendo a 300mila. Ma la figlia ha bisogno di risposte. «Alla mia sorella più grande aveva raccontato: una donna mi ha chiesto protezione dal marito. Così diceva. Probabilmente lui si è rifiutato di fare quello che lei ha chiesto. Mio padre non era un killer».



Dalle nuove ricostruzioni, oltre che dalla confessione di Barbara Pasetti, emerge un altro movente: lui le chiedeva soldi. «Mio padre non c’è più, non può rispondere. E lei adesso può dire qualsiasi cosa. Ad ogni modo, c’erano altri metodi. Una denuncia, per esempio. Poteva farcelo trovare vivo, non sparargli», prosegue Katia Criscuolo a Repubblica. Lei stessa è stata bersaglio di tentate estorsioni. «Dopo la prima telefonata sono andata a fare denuncia contro ignoti, non sapevo che fosse lei. Nella lettera c’era scritto che faceva a pezzi me e i miei figli e mi dava in pasto ai maiali. Voleva 390mila euro. Non abbiamo mai pagato, siamo persone normali noi, viviamo nelle case popolari. Ma sapevo che lei c’entrava. Anche se non fino a questo punto».