E’ giallo sulla piccola pistola, risalente forse al Dopoguerra e dalla quale sarebbe partito il colpo che avrebbe ucciso Gigi Bici, al secolo Luigi Criscuolo. E’ possibile che la vittima l’abbia acquistata nel circuito dei collezionisti su ordine di Barbara Pasetti, la 44enne oggi in carcere ed indagata anche per il suo omicidio. Secondo le novità sul giallo di Pavia riportate dal  Corriere della Sera, la donna, in carcere, avrebbe chiesto più volte di poter lavorare, tanto da essersi fatta portare dei libri di cucito per ingannare il tempo. In contemporanea vorrebbe creare e realizzare degli abiti da destinare al figlio, mentre continua a tacere con gli inquirenti. Tanti gli elementi contro di lei: dall’arma rinvenuta nella sua abitazione, la stessa in cui è stato trovato il cadavere di Gigi Bici, nonché colei che avrebbe mandato le lettere minatorie alle figlie dell’uomo ucciso chiedendo un riscatto a nome di una fantomatica organizzazione criminale dell’Europa dell’Est.



Ma perché sarebbe stato ucciso Gigi Bici? Tanti i “forse” dietro il giallo del commerciante 60enne. Si sospetta che possa aver avuto una relazione con Barbara Pasetti, ma non si escludono possibili sgarri e segreti pericolosi ma anche accordi non mantenuti. La Pasetti, di contro, respinge ogni accusa a suo carico, si dice innocente e a crederle pare siano solo i genitori che hanno in custodia il figlio di 8 anni. Entro questo mese, intanto, le indagini sulla morte di Luigi Criscuolo potrebbero giungere al termine, in attesa degli ultimi esami scientifici.



Gigi Pasetti: la verità dietro la pistola? Il silenzio di Barbara Pasetti

Proprio la storia della pistola potrebbe aggiungere nuovi elementi al giallo di Gigi Bici. L’arma, come rivela il Corriere della Sera, risultava priva di numero di matricola, mai entrata in alcun tipo di registro né in altre indagini. Non è chiaro chi fosse il suo reale possessore né da dove provenisse ma pare certo che chi l’aveva con sé se ne prendesse costantemente cura, nel caso dovesse entrare in funzione da un momento all’altro. Sebbene fosse datata, infatti, l’arma era perfettamente funzionante.



Tra le ipotesi, nel caso in cui dovesse essere proprio Barbara Pasetti la responsabile del delitto di Gigi Bici, non si esclude che si sia attivata per procurarsi una pistola “fantasma”. Tuttavia al tempo stesso non è da escludere che fosse proprio Gigi Bici il possessore primario, tenendo conto, scrive sempre il quotidiano, di “alcune conoscenze con personaggi non cristallini“. Dunque, il 60enne sarebbe stato ucciso con la medesima pistola che lui stesso aveva procurato? Le figlie della vittima non avrebbero alcun dubbio sulla responsabilità della Pasetti. Intanto gli interrogativi si susseguono, come ad esempio la presunta presenza di complici che possano aver eventualmente aiutato la minuta donna a trasportare il corpo di Gigi Bici dall’auto alla sua abitazione. Non è tutto. Pare che la donna avesse adottato alcune precauzioni accertandosi in continuazione di non essere seguita. C’era qualcosa che temeva o voleva solo esser certa che nessuno potesse sospettare di lei? Ancora dubbi che potrebbero presto trovare le prime risposte.