Il rapporto che lega Gigi D’Alessio alla terra di origine è indissolubile: “Sono un orfano di mamma, ma ho la mia Napoli”. Il cantante, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha ammesso di non riuscire a rimanere lontano dalla città per periodi prolungati. Dal 1998, infatti, vive a Roma, ma spesso torna per “rigenerare le cellule del sangue”.



Chi non è mai stato a Napoli non ha visto il mondo. C’è tutto: solarità, voglia di vivere, consapevolezza. Lì sono il più coccolato del mondo”. Con queste parole Gigi D’Alessio descrive la sua città di origine. È proprio tra quelle vie che è nata la passione per la musica. Da piccolino ascoltava i grandi come Pino Daniele e cantava le loro canzoni ai matrimoni. “O sole mio, Dicintecello vuje e I’ te vurria vasà”, queste alcune delle più belle. La sua preferita in assoluto, però, è un’altra. “Voce ‘e notte, che ha dietro una storia bellissima: uno degli autori era innamorato di una ragazza dell’alta borghesia, ma la famiglia di lei, che lo considerava un nullafacente, l’aveva data in sposa a un vecchio ricco. La prima notte di nozze lui andò sotto la finestra dell’amata per cantarle la serenata”.



Gigi D’Alessio e la musica napoletana

Gigi D’Alessio è una delle voci di Napoli. Le canzoni in dialetto sono arrivate, nel corso dei decenni, in tutto il mondo. Il cantante, tuttavia, vuole essere preciso. Il napoletano è una “lingua”, tanto che “siamo tutti bilingue e la prima lingua straniera che impariamo è l’italiano”. Il suo successo, ad ogni modo, non è legato esclusivamente ai brani in napoletano. È il caso, ad esempio, di “Non dirgli mai”, che portò a Sanremo nel 2000, arrivando decimo in classifica, ma “al ritorno venni accolto come un vincitore, con i fuochi d’artificio”.



Il cantante, nonostante sia legato ai classici, negli ultimi anni ha aperto anche le porte alle novità. All’interno dell’album “Buongiorno” ha dato spazio ai rapper del momento: da Rocco Hunt Vale Lambo, tutti hanno creato delle rime da inserire nei brani di Gigi D’Alessio. “La lingua napoletana non è più un tabù come era invece ai miei esordi”. E non è restio ad ammettere di essere rimasto sorpreso dal risultato. “Sono ragazzi di quartiere che scrivono quello che vedono, anche le difficoltà e le sofferenze. Portano messaggi importanti”.

Gigi D’Alessio e i cliché di Napoli

La pizza, il calore e la buona musica. Questi i cliché positivi di Napoli. Ce ne sono, tuttavia, anche di negativi. Ne è consapevole Gigi D’Alessio, che ha ammesso, nel corso dell’intervista al Corriere della Sera, di non apprezzare alcune ricostruzioni cinematografiche della sua città.

Nei servizi tv su Napoli ci sono sempre immagini di un motorino che porta tre persone senza casco o dei panni stesi. Non è giusto identificare una città così. E poi i quartieri difficili ci sono in tutte le grandi città del mondo”, ha spiegato. Sì, dunque, agli stereotipi, ma soltanto a quelli veri.