Gigi Di Biagio non è più l’allenatore della nazionale italiana di calcio Under-21. Dopo l’eliminazione dal torneo continentale di categoria, l’ormai ex commissario tecnico ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni. Tutto merito o colpa, a seconda dei punti di vista, di un biscotto fra la nazionale francese e quella rumena, match terminato con il risultato di parità, 0 a 0, che a permesso ad entrambe le selezioni di accedere alla semifinali, eliminando di conseguenza i nostri azzurri. «Non sarò più l’allenatore dell’Under 21. Ringrazio tutti, dai dirigenti a Maurizio Viscidi», queste le parole del ct Di Biagio rilasciate durante conferenza stampa indetta a chiusura del proprio ciclo. «La colpa è solo nostra, senza cercare alibi – ha proseguito il tecnico – il responsabile principale sono io e i ragazzi con me. Però chi dice che non abbiamo gioco e non corriamo è in malafede. Abbiamo fatto più tiri, siamo stati più pericolosi degli altri. Se la Romania avesse vinto mi avreste detto che sarei stato il più bravo di tutti».
GIGI DI BIAGIO NON È PIÙ L’ALLENATORE DELL’UNDER-21
Una decisione, quella di lasciare l’Under-21, che sarebbe giunta anche in caso di passaggio del turno: «Avrei lasciato comunque. Non mi sentivo più stimolato al 99,9%: avrei lasciato forse uno spiraglio per fare i Giochi». Ed ora quale sarà il futuro del tecnico romano? Lo stesso ha spiegato di aver ricevuto diverse offerte da numerose squadre: «Sono sul mercato – ha aggiunto – club di Serie A e Serie B mi hanno cercato ma per rispetto della Federazione ho sempre detto di no. Grazie alla crescita di questi anni mi sento pronto per nuove sfide». Un europeo che si è chiuso con tanta amarezza, sia perché si giocava in casa, sia perché la rosa dell’Under-21 sembrava davvero attrezzata, tenendo conto della presenza in squadra di giocatori del calibri di Chiesa, Cutrone, Kean, Barella, Sensi e via discorrendo. Ma Di Biagio non ha rimpianti: «No perché tra infortunati, squalificati e punizioni non eravamo così tanti. Quando poi si conclude così tanto in porta vuol dire che fai fatica a fare dei cambi. Forse nel secondo tempo con la Polonia si poteva fare qualcosa di diverso però è difficile rimproverarsi qualcosa».