A neanche vent’anni dalla tragedia di Superga nella quale perì il Grande Torino, nel 1967 i tifosi Granata furono costretti a piangere la loro Farfalla: un destino tragico, quello di Gigi Meroni, come gli eroi della più formidabile squadra del calcio italiano costretti a morire in un incidente aereo. Meroni aveva 6 anni quando l’aereo di ritorno da Lisbona si schiantò sulla Basilica di Superga, nato a Como iniziò a giocare a calcio nella squadra della sua città, poi al Genoa che nel 1964 lo cedette al Toro. E fu amore a prima vista: nel Torino che provava invano a inseguire l’ombra dei Grandi e che aveva dovuto digerire anche una retrocessione, il suo spirito anticonformista lo rese immediatamente un idolo per i tifosi. Meroni era una sgusciante ala, ma fuori dal campo i giovani si identificavano nel suo stile: amava dipingere e in molti lo avevano visto in giro con una gallina al guinzaglio. Capelli lunghi e un amore bruciante per Kristiane Uderstadt, una bellissima ragazza bionda che era però già sposata: intollerabile all’epoca, tanto che le voci del gossip lo misero in cattiva luce anche in Nazionale, con la quale pure partecipò alla sfortunata spedizione ai Mondiali inglesi del ’66, giocando la partita persa contro l’Unione Sovietica ma non scendendo in campo contro la Corea del Nord.



GIGI MERONI E IL GRANDE TORINO: UNO SCHERZO DEL DESTINO

La Juventus lo voleva ad ogni costo ma lui non avrebbe potuto tradire i cuori granata che palpitavano per lui. Ci pensò il destino a giocare un tragico, ennesimo, terribile scherzo: dopo una vittoria interna contro la Sampdoria, Meroni andò a comprare il gelato col compagno di squadra Poletti, in una famosa latteria torinese. Bisognava attraversare Corso Re Umberto, un’automobile operò un sorpasso e prese in pieno Meroni. Poletti se la cavò con qualche contusione, l’ala che aveva fatto impazzire tutta Torino con un leggendario gol all’Inter pochi mesi prima sembrò subito gravissimo. Non ci fu nulla da fare, all’ospedale Mauriziano dovettero fermare Nestor Combin che prendeva a testate il muro. Combin, compagno d’attacco di Meroni, la settimana dopo segnò tre gol nel derby contro la Juventus che il Toro vinse 4-0: la quarta rete la segnò Carelli, un ragazzo della Primavera che portava il 7 di Meroni sulle spalle. Corsi e ricorsi pazzeschi: in pochi ricordavano che Gigi Meroni (per la precisione Pierluigi Meroni) era il nome del pilota dell’aereo di Superga. Nessuno il giorno dell’incidente poteva sapere che alla guida della macchina che investì Meroni c’era un futuro presidente del Toro, Attilio Romero: che all’epoca, da giovane, era già tifosissimo del Torino e sfruttando una discreta somiglianza, si divertiva ogni tanto a firmare per strada autografi col nome del suo idolo assoluto: Gigi Meroni. Storie da Toro, impossibili finché non ci si rende conto che sono vere.

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