Gigi Riva si poteva salvare. Il Giornale, nell’edizione di questo venerdì 26 gennaio, analizza le ore precedenti al decesso del grande attaccante che ha fatto la storia del Cagliari e della Nazionale azzurra. Cos’è accaduto al centravanti e perché non è stato effettuato l’intervento per salvargli la vita? Un’analisi, senza accuse, con una ricostruzione dal momento dell’arrivo in ospedale del campione. Riva è arrivato all’ospedale Brotzu di Cagliari domenica notte, prima dell’alba, in sofferenza cardiaca. La coronografia, l’esame da fare in questi casi, è stato effettuato il mattino successivo alle 10.30, quindi otto ore più o meno dopo il ricovero. Si tratta di un esame fondamentale in caso di una sindrome coronarica acuta in atto.



I sanitari hanno effettuato tutti gli esami di emergenza e messo in atto una terapia endovenosa cardiaca e antalgica, ma hanno rimandato la coronografia. Dalla conferenza stampa rilasciata mercoledì, dopo il decesso, dal direttore sanitario e dall’equipe medica dell’ospedale, è stato reso noto che la coronografia, esame principale in questi casi, è stato eseguito solamente dopo circa 8 ore, quando è stata confermata radiologicamente la parziale ostruzione di una o più arterie coronariche, causa dei sintomi del campione. Come spiegato ancora da Il Giornale, normalmente si procede automaticamente, durante l’esame coronarico, all’angioplastica, cioè all’applicazione degli stent, ossia di micro dispositivi che vanno a inserirsi nelle sedi di stenosi delle coronarie.



Gigi Riva, perché non sono stati applicati gli stent?

Gli stent vengono inseriti in sede di stenosi delle coronarie per disostruirle e ripristinare il calibro del vaso, permettendo il ritorno attivo del flusso sanguigno. Per tale procedura è obbligatoria una firma su un foglio di accettazione, con il consenso dell’ammalato. In questo caso, secondo Il Giornale, non si capisce perché non si sia intervenuti direttamente durante l’esame dell’angioplastica. L’applicazione rimandata degli stent salvavita avrebbe infatti portato ad un’ulteriore cororanografia, con un allungamento dei tempi e delle ore critiche. L’equipe medica ha confermato che Gigi Riva avrebbe rifiutato l’angioplasdtica e l’applicazione degli stent, ma non è stato detto se avrebbe negato il consenso durante la coronografia oppure prima o dopo. Le condizioni, dopo l’esame, erano apparse stabili e non destavano preoccupazione, per cui è stato lasciato sotto monitoraggio della camera di degenza ed è stato deciso di comune accordo con il paziente di rimanere al giorno successivo ogni decisione. Troppo tardi, purtroppo, perché l’attaccante è morto nel tardo pomeriggio, alle 19.10, mentre cenava.



Ad ucciderlo il sopraggiunto infarto e l’arresto cardiaco. Il Giornale scrive: “Forse se si fosse intervenuti con la procedura completa, coronarografia con angioplastica, come richiedono casi come questi, la notte stessa dell’arrivo di Gigi Riva nel nosocomio, le cose sarebbero potute andare diversamente, ma forse quella notte il reparto di Emodinamica non era sufficientemente attivo o coperto con personale specializzato per un’emergenza notterà del genere, o forse la stabilizzazione del paziente ha richiesto tempo, e forse durante quella coronarografia della mattina successiva, dove la gravità della patologia era radiologicamente più che evidente, nessuno è stato in grado di convincere il paziente illustre”.