Nella puntata di oggi di Domenica Live, Barbara D’Urso celebra il compleanno di Gigi Sabani. Quando si pensa all’amato conduttore scomparso non si può fare a meno di pensare allo scandalo che lo coinvolse insieme a Valerio Merola: quello dei “provini a luci rosse”, una sorta di Vallettopoli “ante-litteram”. Tanto Sabani quanto Merola furono chiamati in causa dalle dichiarazioni di alcune soubrette e trascinati in un tritacarne che portò perfino all’arresto, nel 1996, del celebre imitatore. Al centro della vicenda, la scuola per modelle “Celebrità” di Biella, che secondo gli accusatori avrebbe ospitato incontri privati fra le ragazze e uomini di spettacolo al fine di ottenere contratti al cinema o in televisione. Sabani venne arrestato il 18 giugno 1998 con le accuse di truffa a fini sessuali e induzione alla prostituzione: a metterlo nei guai le dichiarazioni dell’allora minorenne Katia Duso, aspirante showgirl, che parlò al pm di approcci sessuali con Sabani, avvenuti a Roma, nell’estate 1995, in cambio della promessa di un aiuto per lavorare nello spettacolo.



GIGI SABANI E VALERIO MEROLA

In carcere Gigi Sabani restò per 13 giorni: il tempo di essere scagionato da ogni accusa. Come riportato da La Repubblica, una volta uscito di prigione, Sabani presentò denuncia per abuso d’ufficio nei confronti del pm Chionna, colui che lo aveva arrestato e che l’anno successivo avrebbe sposato la sua ex-teste nell’inchiesta Anita Ceccariglia, per 4 anni compagna dello stesso Sabani. Il 13 febbraio 1997 sarebbe arrivata la richiesta di archiviazione nei confronti del conduttore, che commentò: “La prima notizia bella dopo tanta sofferenza inutile“. Il gip di Roma, su richiesta del pm Pasquale Lapadura, il 18 febbraio 1997 archiviò definitivamente il procedimento. Sabani venne risarcito (24 milioni di lire) per tredici giorni di ingiusta detenzione, ma la ferita di quell’arresto non si sanò mai, come ebbe a precisare lo stesso Valerio Merola. Dopo la morte dell’amico Sabani, giunta per infarto il 4 settembre 2007, fu proprio Merola a puntare il dito contro l’inchiesta che coinvolse anche lui: “Questa morte ha una firma”. Lo stesso Merola, anni dopo, intervistato da Silvia Toffani a Verissimo confidò: “Vallettopoli mi ha segnato per sempre. Sono finito nel tritacarne, ma io non ho fatto nulla e dopo 22 anni vorrei non avere più attribuite cose che non mi appartengono. Troppe persone mi giudicano per quella storia, ma quello che nessuno ha sottolineato è che io da quel processo sono uscito pulitissimo“. E ancora: “Il pregiudizio può anche uccidere. Gigi Sabani non ha mai superato quella vicenda. Era una persona molto sensibile e la sua morte è dovuta alla sofferenza per quella ingiustizia che abbiamo subito. Per me è stato un fratello, la sua prima telefonata della mattina era per me, sono sicuro che lui dall’alto guarda tutto quello che faccio“.

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