Gigi Sequino è stato ucciso per errore dalla camorra il 10 agosto 2000 insieme all’amico Paolo Castaldi in provincia di Napoli. Avevano rispettivamente 20 anni e 21 anni. I due furono scambiati per membri di un clan rivale e freddati senza pietà. A ricordare quanto accaduto, nel corso di A sua immagine, è stata la mamma Maria Rosaria Evangelista. “La criminalità organizzata credeva che fossero dei guardaspalle. La macchina su cui si trovavano probabilmente era lo stesso modello dei reali obiettivi. Mio figlio inoltre dissero che aveva un taglio di capelli simile a uno di loro, ma era molto semplice”.



La vita dei due giovani si è fermata in quella sera d’estate. “Il giorno successivo sarebbero dovuti partire per una vacanza in Grecia. Era andato via da casa mia dopo pranzo, io lo richiamai perché mi aveva chiesto di stirargli un pantalone bianco da portare in viaggio ma lo aveva dimenticato. Lui tornò a prenderlo. Non l’ho più rivisto. Quando sono arrivata sulla scena del crimine vidi un cadavere con un pantalone bianco, dissi che non poteva essere lui perché quello era nel borsone. Cercavo di appigliarmi a qualsiasi cosa per non crederci. In realtà quello era Paolo”.



Gigi Sequino, ucciso per errore da camorra: il racconto della mamma

Maria Rosaria Evangelista, la mamma di Gigi Sequino, il ventenne ucciso dalla camorra per errore nel 2000, non ha mai smesso di lottare contro la criminalità organizzata. “Non sono ancora riuscita a perdonare. Il perdono fa bene prima a chi lo deve dare, poi a chi lo riceve. Sto facendo da tempo un cammino di fede. Solo Dio mi poteva dare la vita di mio figlio, ma l’uomo me l’ha tolta. Dio mi aiuta ogni giorno a portare la croce. Il dolore è una ferita che sanguina sempre, non si cura. Io non sono vedova, non sono orfana. Quando un genitore perde un figlio non ci sono parole per descriverlo”, ha ammesso.



La donna, insieme alla famiglia di Paolo Castaldi, adesso si reca nelle scuole per dare la sua testimonianza. “Parliamo agli adolescenti, che sono un terreno fertile per la criminalità. Entriamo negli istituti per dare un senso al nostro dolore, affinché possa arrivare al cuore di chi fa sceglie sbagliate nella vita”, ha concluso.