Un grande del calcio se n’è andato: oggi ci ha lasciati all’età di 81 anni Gigi Simoni, proprio nel giorno in cui l’Inter festeggia l’anniversario dello storico Triplete. Ci lascia dunque un uomo buono e un professionista impeccabile, che ha fatto la storia del calcio italiano come giocatore e dirigente, ma soprattutto come allenatore. Recordman con otto promozioni nei campionati professionistici ottenuta, Gigi Simoni fu pure bandiera dell’Inter, club di cui ha occupato la panchina una sola stagione, ma con cui ha vinto tanto. Fino ad arrivare alla storica vittoria della Coppa UEFA nel 1998 contro la Lazio e con in squadra Ronaldo, il Fenomeno. Un’allenatore gentiluomo potremmo dire, di cui certo sentiremo la mancanza. Per ricordare Gigi Simoni abbiamo sentito Beppe Bergomi, che faceva parte di quell’Inter 1997 – 1998: eccolo in questa intervista esclusiva a ilsussidiario.net.
Gigi Simoni: ci lascia un grande del calcio italiano. Il suo ricordo? Ci ha lasciato un grande uomo di calcio, ma anche una grande persona sotto il profilo umano eccezionale, uno come Simoni non si può dimenticare…
Giocatore e poi allenatore di ottimo valore, pensa che possa essere inserito nel gotha del calcio italiano? Fare classifiche è sempre difficile, resta il fatto che Simoni ha dimostrato di essere un giocatore e un allenatore importante come testimoniano anche la sua carriera, i suoi successi. Ha il record tra l’altro di promozioni dalla serie B alla A.
L’esperienza all’Inter con lo scudetto delle polemiche sfumato, cosa ricorda di quella stagione 1997 – 1998? Quell’Inter fu autrice di una stagione bellissima, l’l’Inter di Ronaldo, ma non solo di Ronaldo. Un Inter che poteva vincere lo scudetto, di tanti episodi contestati non per fare polemica, non solo quello di Torino. E Simoni personaggio sempre pacato in quell’occasione reagì con l’arbitro e fu espulso, caso anomalo nella sua carriera di allenatore. In effetti fummo penalizzati in quel campionato che potevamo vincere. Dove in ogni caso mostrammo un grande gioco!
E anche una Coppa Uefa proprio quella stagione contro la Lazio, un grande successo. Già il successo a Parigi in finale di Coppa Uefa contro la Lazio fu molto bello, molto gratificante.
Un’Inter che non è stata ancora adesso dimenticata, seppure Simoni sia rimasto sulla panchina nerazzurra solo un anno… Quell’Inter è entrata nel cuore dei tifosi nerazzurri, fa parte della storia di questo club. E ancora adesso viene ricordata con tanto affetto proprio come Simoni.
Simoni amato dai tifosi dell’Inter ma anche di quelli del Genoa che l’ha inserito nella sua “Hall of fame”… Simoni ha fatto proprio una carriera importante da allenatore e se tanti tifosi nerazzurri lo ricordano fino in fondo anche in altre squadre come il Genoa, la stessa Cremonese ha lasciato un segno indelebile per una carriera sempre di grande valore e competenza tecnica.
Allenatore gentiluomo: cosa sapeva trasmettere ai suoi calciatori? Era un grandissimo allenatore che parlava a ciascuno dei vari giocatori dell’Inter senza nessuna differenza con tanta umanità. sia che un giocatore avesse diciott’anni, sia che ne avesse trenta. Che fosse Ronaldo o Bergomi. Un allenatore che sapeva comunicare fino in fondo all’animo di ogni calciatore.
Com’era il rapporto di Beppe Bergomi con Gigi Simoni… Fantastico, non potrò mai dimenticarlo con Simoni avevo instaurato un rapporto splendido, veramente unico. A 35 anni nella mia carriera di calciatore con lui vissi una stagione straordinaria, che mi portò anche a essere convocato e a giocare il quarto mondiale.
Com’era il gioco di Simoni che tipo di calcio ha saputo inventare? Era un gioco che puntava su una grande difesa, con giocatori come Taribo West, Colonnese, Zanetti, Galente, Milanese. Con Ronaldo che in avanti sfruttava gli spazi che concedevano le formazioni avversarie. Attacco con Simeone, Zamorano, Djorkaeff, Ronaldo, per citare solo alcuni dei giocatori di quell’Inter di grandissima qualità tecnica in ogni reparto!
E la scomparsa di Gigi Simoni coincide proprio con il decennale della vittoria del Triplete… Quell’Inter della Champions 2010, del Triplete ha proprio rappresentato fino in fondo il dna di questo club, dei tifosi nerazzurri, dell’essere interisti. Un Inter che in Champions costruì il suo successo in quei cinque minuti finali con la Dinamo Kiev, nella partita di ritorno di Barcellona quando rimase in 10. Quelli furono i momenti più importanti prima di arrivare alla finale di Madrid col Bayern Monaco. Per un successo che rimane ancora adesso indimenticabile…
(Franco Vittadini)