Un lungo e faticoso processo pieno di sorprese e retroscena giunge finalmente a sentenza: Gilberto Cavallini viene condannato per la Strage di Bologna, la bomba esplosa il 2 agosto 1980 che fece 85 morti innocenti e per la quale già sono stati condannati in via definitiva Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini (ergastolo per i primi due, 30 anni per Ciavardini). Cavallini viene ritenuto colpevole e dunque condannato alla pena dell’ergastolo per “concorso in strage”, così decidono i giudici della Corte di Assise di Bologna dopo 6 ore rinchiusi in camera di consiglio prima di emettere l’attesa e quasi “scontata” sentenza di condanna. L’ex Nar era a processo dallo scorso 21 marzo 2018 e giusto questa mattina, prima che i giudici si ritirassero per decidere, aveva lasciato alcune spontanee dichiarazioni in cui si professava innocente su tutta la linea: «Sono pentito di quello che ho fatto e per le persone che ho ammazzato, ma non posso pentirmi per quello che non ho fatto. Noi Nar non c’entriamo con la strage e qui a Bologna non abbiamo da chiedere perdono a nessuno». A distanza di 40 anni si chiude un altro “filone” di indagini che aggiunge ancora più mistero ad una vicenda come quella mai del tutto compresa a fondo come la Strage di Bologna: dalla presenza, mai finora dimostrata appieno, di un altro attentatore alla stazione centrale bolognese fino alla sempre calda ma mai del tutto seguita “pista palestinese”, per non parlare del presunto coinvolgimento dell’ex “Primula Nera” di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini.
LA SENTENZA SULLA STRAGE DI BOLOGNA
In mezzo l’ex terrorista dei Nuclei Armati Rivoluzionari accusato e oggi condannato in primo grado per concorso nella Strage di Bologna: «Un delitto come questo, nonostante il tempo passato e la condotta successiva dell’imputato, non merita altra pena che l’ergastolo. Se doveste ritenere che Cavallini abbia semplicemente offerto ai tre condannati in via definitiva solo un passaggio fino a Bologna, mentre lui si dedicava ad altro, quantomeno dovreste ritenere il contributo di aver offerto una base logistica e documenti contraffatti» ha detto di lui il pm dell’accusa Enrico Cleri, spingendo forte sulla matrice fascista dietro anche la Strage di Bologna. «Sono in carcere dal 12 settembre 1983, da 37, 38 anni…. Ho perso il conto. Anni di galera che mi sono meritato e che non li contesto. Li ho scontati tutti – ha spiegato ancora Cavallini al Corriere della Sera – e sono pronto a scontarne altri, la cosa non mi piace ma la accetto. Credo comunque di aver fatto cose per le quali queste condanne siano meritate. Quello che non accetto è dover pagare per quello che non ho fatto». Invocando e appellandosi ai suoi ex compagni camerata, Cavallini implora di non fare dimostrazioni criminali per lottare nella causa fascista: «Sullo sfondo, oggi resta sempre il rischio che qualcuno tenti di emularci e a loro mi rivolgo per dire “non fatelo”, perché per rovesciare le accuse che ci vengono rivolte la strada non è quella che avevamo intrapreso noi, non è quella di ammazzare, sarebbe profondamente sbagliato». La vicepresidente del comitato dei familiari delle vittime nella Strage di Bologna, Anna Pizzirani, appena dopo la sentenza di condanna a Cavallini commenta «non è inumano, perché hanno condannato anche quelli della Shoah dopo 70 anni, non vedo perché debba essere inumano. È una giustizia che viene fatta ai familiari delle vittime, per la nostra perseveranza. E, se le carte processuali lette, rilette esaminate da questa Corte hanno stabilito così è una sentenza corretta».