I gilet arancioni sono tornati. Già protagonisti l’anno scorso, quando avevano manifestato per aiutare gli olivocoltori pugliesi che erano stati colpiti dall’epidemia di Xylella, si sono ripresentati ieri in assembramenti numerosi per le piazze d’Italia. Non solo a Milano, dove protagonista è stato l’ex generale Antonio Pappalardo, e dove il sindaco Beppe Sala si è immediatamente fatto sentire chiedendo la denuncia dei manifestanti. Per tutto il Paese abbiamo visto sfilare masse di persone tutte vestite, appunto, con gilet arancioni: in Francia ci sono quelli gialli, qui hanno cambiato colore passando ad un tono più acceso ma il concetto è sempre quello della protesta. Nella quale, scrive Luca Bottura su Repubblica riprendendo un video che gira in rete, hanno attaccato anche gli esponenti dell’opposizione: Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono finiti nel tritacarne della polemica e del complotto, al grido di “hanno fatto schifo”.
GILET ARANCIONI, LA PROTESTA DEL POPOLO
Questo è successo a Roma, in piazza Venezia: i due sono stati accusati di non aver dato la spallata decisiva a Giuseppe Conte, facendone cadere il governo. Si capisce allora quale sia uno dei temi e degli slogan che i gilet arancioni hanno scandito: i segni inequivocabili c’erano tutti. Bandiere tricolore a sottolineare il ritorno alla sovranità nazionale e alla lira, distanze di sicurezza non rispettate e mascherine assenti (o abbassate sul mento) a dire che il Coronavirus sia tutto un complotto. Da parte di chi? Uno stratagemma politico di Cina e Germania, per rafforzare la posizione dei due Paesi. E ancora: bisogna fermare “la dittatura della sanità” e il governo deve essere votato dal popolo. Potremmo dunque chiamarlo un movimento sovranista, la cui voce si leva da quel popolo che ieri, nelle piazze italiane, i manifestanti hanno chiesto sia ascoltato; in sprezzo a qualunque norma restrittiva ancora in vigore, i gilet arancioni hanno portato le loro richieste.
L’ex generale Pappalardo sarà presumibilmente denunciato, così gli altri partecipanti: la vera domanda è se il movimento dei gilet arancioni avrà vita breve, lo spazio di una giornata folle di manifestazioni, o se invece sarà una corrente che prenderà vigore fino a far esplodere la polemica per ogni dove. Diciamolo: al netto dell’assembramento di massa, alcune delle richieste sono le stesse che abbiamo sentito anche in sedi ben diverse (per esempio il referendum per uscire dall’Unione Europea, sottoscritto e presentato anche da Vittorio Sgarbi) e sicuramente nel corso della pandemia da Coronavirus un certo filone di pensiero che lasciava intendere qualche complotto anche solo nel lungo lockdown non è stato certo raro o “di sottobosco”. Ecco: adesso bisognerà vedere quale sarà l’evoluzione di questo moto di protesta, se i gilet arancioni proseguiranno nella loro attività o se altri raccoglieranno eventualmente il testimone della polemica.