Scoppia la polemica a seguito della nuova puntata di Non è l’Arena in diretta dall’Ucraina, precisamente da Odessa. Massimo Giletti ha condotto per la seconda volta dalle zone di guerra, e la diretta è stata interrotta a causa di una serie di bombardamenti molto vicini proprio allo stesso conduttore di La7. A molti non è però piaciuta la presenza del noto conduttore in Ucraina, vista come una spettacolarizzazione eccessiva, come ad esempio al giornalista Franz Russo, che attraverso la propria pagina Twitter ha scritto: “Ci sono inviati bravissimi che da settimane stanno raccontando questa terribile guerra UcrainaRussia. Giornalisti sul campo che documentano con coraggio e sangue freddo. Non c’è bisogno che il conduttore Giletti vada a Odessa per spettacolarizzare, può farlo anche da studio”.
Dello stesso parare anche la nota giornalista, blogger, e giudice di Ballando con le Stelle Selvaggia Lucarelli, che dopo aver già criticato negli scorsi giorni Giletti è tornata a ribadire il proprio concetto: “Per ragioni di sicurezza e strategia il governo ucraino ha vietato la pubblicazione di immagini dei bombardamenti alle infrastrutture, lo ha spiegato molto bene la giornalista prima ospite di In Onda. Alcuni giornalisti sono stati espulsi. Giletti ovviamente sta mostrando tutto”, riferendosi appunto alle immagini trasmesse ieri sera in diretta a Non è l’Arena.
GILETTI IN DIRETTA DA ODESSA, FORMIGLI: “IL CONDUTTORE DEVE STARE IN STUDIO”
La Lucarelli aveva già espresso il suo concetto dicendo: “C’è il coprifuoco e lui era in strada durante la puntata. O lo ha violato o l’inizio era registrato. L’aspetto più inquietante è che Giletti dovrebbe raccontare la guerra e improvvisamente sembra il set di un film di serie B”. Contrario alla diretta da Odessa di Giletti, infine, anche Corrado Formigli, collega di Giletti e conduttore di Piazzapulita, altro talk di casa La7, che intervistato da Fanpage ha confessato: “Penso che oggi il ruolo di un conduttore sia quello di stare in studio e far lavorare i propri inviati da lì. Trovo meno interessante l’idea di andare lì per dire di esserci. Qualora dovessi andarci, mi piacerebbe fare qualcosa che gli inviati non sono stati in grado di fare, prendermi anche dei rischi che non mi sentirei di far correre ai miei inviati. È il motivo per cui non mi è venuto in mente di partire, ma è la mia linea sulla guerra, fermo restando che ognuno ha la propria sensibilità e lo rispetto profondamente”.