Il nuovo monitoraggio indipendente di Gimbe conferma che le misure attualmente in vigore in Italia sono insufficienti per piegare la curva dei contagi Covid. I nuovi casi di coronavirus non accennano a diminuire. Nella settimana che va dal 10 al 16 febbraio 2021, rispetto a quella precedente, si registra un numero stabile di nuovi casi (-0,5%). Calano il numero degli attualmente positivi (-4,9%), delle persone in isolamento domiciliare (-4,9%), dei ricoverati con sintomi (-5,4%), così pure nelle terapie intensive (-3,2%) e pure i decessi (-18,4%). Ma la curva non è piegata. «Anche questa settimana i nuovi casi non accennano a diminuire. E guardando ai dati regionali si rilevano segnali di incremento, favoriti dalla circolazione delle nuove varianti», avverte Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
Ci sono 12 Regioni che registrano un aumento dei casi attualmente positivi per 100mila abitanti rispetto alla settimana precedente. L’incremento dei casi a livello percentuale supera il 5% in 17 Province. Per quanto riguarda gli ospedali, l’occupazione in area medica in 3 Regioni supera la soglia del 40% in area medica, mentre in 5 Regioni supera del 30% quella delle terapie intensive.
GIMBE “LOCKDOWN DI 2-3 SETTIMANE”
Ma la Fondazione Gimbe in occasione della pubblicazione del suo nuovo report chiede che vengano resi pubblici i dati di prevalenza per le singole Regioni, per quanto riguarda le varianti Covid. Ciò è importante in un momento in cui la campagna vaccinale procede a rilento e bisogna individuare le contromisure giuste per frenare il contagio. Il sistema “a colori” ha avuto effetti positivi, ma ora tutte le curve si trovano in un plateau di alta quota. Quindi, mantenere queste misure vuol dire andare avanti con lo stop&go degli ultimi mesi. Se invece, sulla scia della strategia della Germania, si vuole raggiungere l’obiettivo europeo zero-Covid, bisogna cambiare metodo. «Questo è il momento per abbattere la curva dei contagi con un lockdown rigoroso di 2-3 settimane al fine di riprendere il tracciamento, allentare la pressione sul sistema sanitario, accelerare le vaccinazioni e contenere l’emergenza varianti», ha dichiarato Nino Cartabellotta.
Ma il lockdown di 2-3 settimane ha senso per Gimbe solo se si potenziano i sistemi di testing per riprendere il contact tracing, se si monitora la quarantena e se si potenzia il trasporto pubblico locale, se si introducono rigorose politiche per controllare frontiere e flussi turistici, se si introducono misure più rigorose per far rispettare le regole.
GIMBE SU VACCINI “ITALIA LONTANA DA OBIETTIVI UE”
Nel monitoraggio di Gimbe c’è ovviamente anche un approfondimento relativo ai vaccini. Alle 15 di ieri sono state consegnate alle Regioni 4,07 milioni di dosi, che corrispondono al 31,8% dei 12,8 milioni attesi per il primo trimestre dell’anno. Nello specifico, Pfizer ha consegnato il 44,7% delle dosi previste, Moderna il 18,4% e AstraZeneca il 13%. Per rispettare la tabella di marcia delle forniture, secondo Renata Gilli – responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – entro fine marzo dovranno esserci consegne in media di 1,45 milioni di dosi a settimana, mentre ora si viaggia su quasi 600mila. Ma le Regioni devono dal canto loro accelerare le somministrazioni, che ora procedono ad una media di circa 480mila a settimana. Se è in parte giustificato dall’accantonamento delle dosi per il richiamo, d’altra parte evidenza possibili difficoltà amministrative.
Il report Gimbe evidenzia un’altra importante criticità: il 66% delle dosi è stato somministrato a operatori sanitari e sociosanitari, mentre il 19% a personale non sanitarie, solo l’11% a personale ed ospiti delle Rsa. Quindi, solo il 4% delle dosi è finito a persone con età superiore agli 80 anni. Siamo lontani dall’80% fissato come obiettivo dalla Commissione Ue per il 31 marzo 2021. Per raggiungerlo bisognerebbe vaccinare 3,5 milioni di over 80 entro quella data, ma di questi 3,3 non hanno neppure ricevuto la prima dose.