Dalle carte delle motivazioni della sentenza di condanna di Andrea Piazzolla, ritenuto colpevole per circonvenzione d’incapace ai danni di Gina Lollobrigida, emerge un giallo che porta dritto a New York ed è così intricato da poter ispirare una trama thriller. Lo riporta il Corriere della Sera, ricostruendo quella che il giudice Marco Marocchi ha definito «azione temeraria». Infatti, l’ex factotum della diva si è intrufolato di notte nello studio di un loto legale di New York per sottrarre «documenti riservati» che potevano creare grattacapi all’attrice. Questa vicenda risale al 2011 e riguarda una controversia con Swarosky, che stava pubblicizzando un gioiello affermando che era stato creato da Gina Lollobrigida.



Quindi, Lollo si decise a contattare la multinazionale per chiudere la questione con un accordo, ma il suo collaboratore le propose l’avvocato Maikol Mazzariello, cugino di sua madre che è famoso in Usa perché partecipa a un programma come il nostro Forum. Quindi, l’attrice partì per New York, senza però incontrare l’avvocato, ma l’impegno del legale fu concreto, visto che il New York Times pubblicò un articolo a favore della diva, che tornò entusiasta dagli States, infatti riferì a Piazzolla che sarebbe tornata nella Grande Mela per incontrare il legale, infatti prima di partire lui gli inviò i cataloghi delle sculture dell’attrice e probabilmente anche dei «documenti riservati», anche se questo è un tema controverso pure per il giudice.



Per l’ex avvocato dell’attrice, sarebbero stati consegnati 5 cataloghi di sculture e opere fotografiche della diva con una bozza del possibile accordo, invece per Piazzolla quelle carte contenevano anche documenti riguardanti una società offshore di cui la diva era titolare e altre carte riservate.

GINA LOLLOBRIGIDA, LA SPY STORY CHE PORT A NEW YORK

Andrea Piazzolla si recò negli Stati Uniti con Gina Lollobrigida: lui si fece ospitare dall’avvocato, l’attrice da alcuni amici, ma l’incontro fu disastroso, secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera. Il legale propose un contratto alla diva per rappresentarla il via esclusiva e una clausola per trattenere il 60% del ricavato dalle eventuali vendute per sé. Una proposta che non piacque alla Lollo, che rivolle indietro i documenti. Il legale avrebbe minacciato di far valere i suoi contatti con i media Usa per distruggere la sua immagine: questa minaccia non c’è stata per il tribunale, ma sta di fatto che Piazzolla, sentendosi in colpa, avrebbe deciso di recuperare quelle carte e farle sparire.



A quel punto ci fu l’azione temeraria del factotum che, con la scusa di provare un cappotto, prese le chiavi dello studio dell’avvocato e di notte, con la scusa di andare a giocare a bowling, uscì per intrufolarsi nell’ufficio e recuperare i documenti. Repubblica aggiunge che avrebbe fatto anche un backup del computer per scoprire le ricerche fatte. Per il giudice, comunque, a Mazzariello erano stati dati soltanto i cataloghi con le opere.

ANDREA PIAZZOLLA E L’IMMAGINE DI “SALVATORE”

Quando l’avvocato scoprì tutto, denunciò la vicenda all’FBI. Grazie al suo storico ex legale, l’attrice riuscì a spuntarla: Giulia Citani, infatti, avrebbe fatto pressioni sul consolato italiano affinché il collega rimettesse la denuncia, come poi fece. Da quel momento Piazzola divenne un «eroe» per l’attrice. In un’altra occasione, invece, le confidò di aver sventato l’assalto di alcuni banditi alla villa sull’Appia Antica, riuscendo a metterli in fuga nonostante gli avessero sparato. Per il giudice si tratta di una vicenda inverosimile, con cui però l’imputato sarebbe riuscito ad alimentare l’immagine di «salvatore» che si era costruito.