Gina Lollobrigida sarebbe stata sottoposta a una “articolata e potente opera di suggestione” dal suo ex assistente factotum Andrea Piazzolla. È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso novembre, l’uomo è stato condannato a 3 anni di reclusione per circonvenzione di incapace all’esito del processo celebrato davanti al Tribunale monocratico di Roma.
Secondo il giudice, si tratterebbe di un’azione evidenziata chiaramente in sede di istruttoria dibattimentale e alla quale si sommerebbe, riporta Adnkronos citando stralci del dispositivo, una “induzione sfociata nella nomina ad amministratore unico”, la delega a operare “su tutti i conti correnti” e un ampio mandato nella gestione del patrimonio con qualunque investimento ritenesse “profittevole”. Andrea Piazzolla, per l’accusa, in sostanza avrebbe circuito la diva e le avrebbe sottratto beni di valore accumulati durante la sua carriera di attrice.
Caso Gina Lollobrigida, perché è stato condannato Andrea Piazzolla
Il perché della condanna emessa lo scorso 13 novembre a carico di Andrea Piazzolla è cristallizzato nelle motivazioni della sentenza riportate, poche ore fa, dall’agenzia di stampa. La diva del cinema è morta nel 2023 all’età di 95 anni e da tempo la posizione del suo ex assistente e factotum era finita nel cono delle cronache.
“Dal complesso degli elementi di prova raccolti in ordine ai rapporti personali ed economici intercorsi fra la persona offesa e l’imputato – si legge nella sentenza -, emerge con chiarezza l’assoluta irrazionalità degli atti di disposizione patrimoniale posti in essere dalla prima in favore del secondo”. Andrea Piazzolla avrebbe indotto Gina Lollobrigida a fare importanti donazioni di denaro a favore suo e dei suoi genitori senza giustificazione. Soldi e ben, sempre secondo il giudice, sarebbero finiti nelle sue mani in assenza di un atto notarile e di testimoni.