Alla fine l’eredità di Gina Lollobrigida ammonta a 500mila euro. Dopo la morte dell’attrice, il notaio Vittorio Occorsio, in qualità di esecutore testamentario, ha stilato l’inventario dei beni. Così è emerso che l’enorme patrimonio della diva, su cui peraltro è in corso una contesa con due processi in corso, è sparito. Stando a quanto riportato da Il Messaggero, mancano all’appello circa 9 milioni di euro. Non è chiaro che fine abbiano fatto il ricavato della vendita di tre immobili romani di piazza di Spagna, di un appartamento a Montecarlo, i soldi prelevati o trasferiti su altri conti, le auto del valore complessivo di 1,5 milioni acquistate da Andrea Piazzolla, factotum di Gina Lollobrigida che è amministratore unico della società “Vissi d’arte“, che amministra appunto i beni dell’attrice, ed è sotto processo con l’accusa di circonvenzione di incapace e riciclaggio dopo le denunce della famiglia della diva.
Restano invece le collezioni di icone e alcuni gioielli, anche se quelli più preziosi sono stati venduti, poi quadri, mobili e la villa sull’Appia antica, che comunque è sotto sequestro in quanto gli arredi erano stati già affidati ad una casa d’aste. I beni ancora disponibili ammonterebbero per la precisione a oltre 800mila euro, ma visto che ci sono debiti da pagare per oltre 300mila euro, il patrimonio lasciato da Gina Lollobrigida sarebbe quindi di circa 500mila euro.
GINA LOLLOBRIGIDA, L’EREDITÀ ORA È UN GIALLO
Nell’inventario viene citato un «rubino di colore rosso violaceo, taglio cushion» del valore di 1.200 euro. Ci sono gioielli e orologi valutati 15mila euro, ma anche opere di arte orientale del valore di 50mila euro, quadri di artisti contemporanei, mobili antichi, argenterie, stampe fotografiche d’autore, per un valore complessivo di 152mila euro. Il documento riporta anche il capitale della “Dousoline“, holding del Principato di Monaco, che corrisponde a 200 azioni: 199 erano intestate a Gina Lollobrigida, una ad Andrea Piazzolla. Invece, tra i debiti figurano anche quelli con la casa d’aste, che aveva il mandato per la vendita di mobili, ma è stata bloccata dall’amministratore di sostegno nominato dal Tribunale. Inoltre, ci sono i debiti a Montecarlo e gli onorari non corrisposti a diversi professionisti. Secondo a quanto ricostruito da Il Messaggero, il sospetto è che una parte dei soldi sia finita proprio a Montecarlo. In particolare, potrebbe essere la “Bewick International Inc.” a custodire una parte dell’eredità di Gina Lollobrigida, forse il ricavato della vendita all’asta di gioielli e immobili. A tal proposito, un’inchiesta dell’Espresso sui Panama Papers evidenzia che i fondi sarebbero finiti nel Principato tramite una società anonima aperta a Panama e intestata a fiduciari. Nel caso della Bewick, la beneficiaria è proprio l’attrice, autorizzata ad aprire un conto alla banca Safra del Principato di Monaco con pieni poteri per quanto riguarda la gestione dei fondi. A firmare la delibera i tre fiduciari dello studio Alcogal di Panama City. La traccia che conduce a Panama parte dalla villa di Roma e dalla società a cui è intestata, cioè la “Vissi d’arte“, che fa capo alla holding che si trova nel principato di Monaco: la “Dousoline” appunto. Questa società, a sua volta anonima, nel 2018 ha aperto un conto alla banca Safra di Monaco, indicando come beneficiaria Gina Lollobrigida.
LA BATTAGLIA SUL PATRIMONIO DI GINA LOLLOBRIGIDA
Nel frattempo, prosegue la battaglia della famiglia di Gina Lollobrigida contro Andrea Piazzolla nelle aule del tribunale di Roma. Il factotum dopo la morte dell’attrice è risultato erede del 50% del patrimonio rimasto. L’altra metà spetta al figlio della diva, come previsto dal codice civile. Ma l’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri, che assiste i familiari dell’attrice, avverte tramite i microfoni de Il Messaggero: «Risulta evidente che al momento della morte l’ingente patrimonio della Lollobrigida fosse stato in gran parte dissipato. Non ci resta che attendere la sentenza, prevista per il 7 giugno». Per il pm Eleonora Fini, che è titolare del fascicolo principale sulla circonvenzione di incapace, per il quale nel 2019 fu nominato un amministratore di sostegno a tutela del patrimonio rimasto, Andrea Piazzolla (che ha sempre respinto le accuse ricevute) dal 2015 «in tempi diversi e al fine di trarne profitto», tramite un’azione persuasiva, avrebbe indotto Gina Lollobrigida, definita vulnerabile e in uno stato di deficienza psichica, ad allontanarsi dalla sua famiglia e a nominare il factotum amministratore della “Vissi d’arte“, per poi depauperarne il patrimonio.