Rischia il processo il ginecologo Miniello, medico di Bari. Stando alle ultime notizie emerse, l’uomo avrebbe approfittato, il condizionale come sempre è d’obbligo in questi casi, della propria posizione per violentare 20 donne, e oggi la trasmissione di Canale 5, Mattino Cinque, ha deciso di approfondire la vicenda. Violenza sessuale e lesioni aggravate sono i reati contestati di cui lo stesso medico dovrà difendersi nel corso dell’udienza preliminareche si terrà il prossimo 19 gennaio 2023, quella da cui si capirà se il medico dovrà essere sottoposto a processo o meno.



Il modus operandi era sempre lo stesso: alle pazienti di Miniello veniva diagnosticato il papilloma virus, e per guarire lo stesso il ginecologo proponeva di avere dei rapporti sessuali con lui. “La procura ritiene di avere in mano elementi molto forti perchè si vada a processo. L’uomo era stato arrestato poi liberato ma la Cassazione ha chiesto di riesaminare il carcere. Le presunte vittime sono 20, e il processo potrebbe cominciare nel 2023”.



GINOCOLOGO MINIELLO, UNA VITTIMA: “MI HA DETTO CHE AVEVO L’HIV…”

Mattino Cinque ha mandato in onda anche la testimonianza di una vittima del ginecologo Miniello, che ha raccontato le richieste assurde dello stesso camice bianco per risolvere un problema di Hiv di cui tra l’altro la paziente non soffriva nemmeno: “Aveva un approccio molto confidenziale, tanto da mettermi un po’ in soggezione e imbarazzo, parlava di contatti fisici. Lui era vaccinato contro il papilloma e aveva la possibilità di trasmettere questi anticorpi per la cura dell’hiv”.

“Mi propone dei rapporti non protetti con lui per curare l’hiv – ha aggiunto la presunta vittima di Miniello – ho contattato altri due ginecologi e mi avevano detto di stare tranquilla e che quello era un suo modus operandi, ma dopo la visita con loro mi hanno detto che questo hiv non era mai esistito”. Cecchi Paone in studio a Mattino Cinque, ha aggiunto: “C’è un livello di disinformazione spaventoso, il papollima virus è uno delle principali cause di tumore all’utero, si può evitare con una vaccinazione non esiste che si possa curare con un atto sessuale”. Mattino Cinque ha intervistato anche il legale di una vittima, Cristiano Marinò: “C’è un aspetto psicologico ed è per questo che le vittime intendono dichiararsi come parti civili nel processo. Queste ragazze a volte diventano vittime del giudizio pubblico: nessuno di loro credeva agli asini volanti e poi avevamo di fronte un luminare. Sicuramente tante ragazze hanno preferito non denunciare, fortunatamente la Cassazione ha ritenuto tempestive molte querele. Il nostro sistema giuridico permette un anno di tempo affinchè la vittima prenda piena accortezza del reato”.