Gino Cecchettin, gli studi e il lavoro: la passione per l’ingegneria

Erano passati solo due mesi dalla morte della figlia, quando Gino Cecchettin è tornato a lavorare. Ma la sua vita non è più quella di prima e lui non più solo un ingegnere e imprenditore. Oltre a occuparsi della sua società, porta avanti una battaglia, quella per combattere la cultura patriarcale e la violenza sulle donne. Il lavoro ha sempre fatto parte della sua vita, sin da quando si è laureato, ma ora ha una missione, confluita anche in un libro, “Cara Giulia“, che presenta oggi a Verissimo.



Il papà della studentessa uccisa a novembre dall’ex fidanzato vuole sensibilizzare la società, portarla a una riflessione. Nel frattempo, continua a guidare la 4neXt, società di cui è fondatore e amministratore delegato. Si tratta di una piccola azienda tecnologica: si occupa della vendita di prodotti per la gestione dei dati ed è rivolta a società che operano nel settore dell’automazione. Dunque, il papà di Giulia Cecchettin ha fatto della sua passione un lavoro. Laureatosi in ingegneria, si è subito lanciato nell’elettronica, spostandosi anche all’estero. Queste esperienze sono state poi arricchite nel tempo, perché si è allargato anche al marketing.



Cosa ha spinto Gino Cecchettin a lanciare una fondazione dedicata alla figlia

Ingegnere e imprenditore, ma anche marito e papà. Solo che questi ultimi due ruoli gli sono costati tante sofferenze. Prima è morta la moglie, un anno dopo la figlia. Ora gli restano gli altri due figli e, appunto, la sua società, che rappresenta anche un modo per non restare inchiodato al suo dolore. Infatti, Gino Cecchettin non si è mai isolato, anzi si è attivato lanciando una fondazione dedicata alla figlia Giulia, visto che diverse famiglie gli hanno chiesto aiuto. Dopo aver trascorso diversi anni all’estero per lavoro, ora gira l’Italia per presentare il suo libro. Un’occasione anche per confrontarsi con i giovani.



A Sanremo, ad esempio, in occasione del Festival della parola Reloaded ha spiegato che neppure lui all’inizio aveva colto il legame tra l’omicidio della figlia e la cultura patriarcale. L’altra figlia, Elena, gli ha aperto gli occhi, parlandogli del «concetto di potere maschile sulle donne». Col tempo ha colto il senso di ciò che la figlia voleva spiegarli. Infine, se c’è una cosa che Gino Cecchettin ha imparato dalle tragedie che lo hanno colpito è che cambiare il passato è impossibile, ma c’è tempo per cambiare il futuro: «Non riavrò mai più mia figlia, ma posso ancora mettermi in comunione con lei e provare a fare qualcosa per gli altri, seguendo il suo esempio».