Tra le polemiche, le accuse, gli sterili messaggi d’odio, le sentenze di chi si sente in diritto di dire ad un padre che piange la figlia come comportarsi, la voce di Gino Cecchettin appare come una luce. Una luce calda, luminosa, in grado di indicare una strada. Come pochi giorni fa, al funerale di Giulia, con razionalità e serenità prende parola a “Che tempo che fa”, intervistato da Fabio Fazio e racconta: “Il mio discorso al funerale è nato da un profondo dolore e dal cercare di capire le cause che hanno portato a questo. Ho una mente razionale e mi sono un po’ astratto da quel dolore per cercare di capire dove avessi sbagliato io e per cercare di dare un aiuto a chi ha la possibilità di salvarsi. Questa metodologia è quella che metto in pratica sul lavoro e nella vita quotidiana: questo mi ha permesso al cercare di capire cosa abbia portato a non avere più Giulia con me. Ho cercato di trovare una possibile soluzione”.
Gino, fin da subito, ha parlato di una missione: “Sono qui per portare avanti una battaglia. Io stesso quando leggevo di femminicidio, mi dispiaceva ma poi giravo pagina”. A renderlo un uomo diverso, un uomo migliore, è stata la scomparsa della moglie, Monica: “Un anno fa ho vissuto un lutto e sono maturato. Devo ringraziare mia moglie Monica per avermi fatto conoscere l’essenza dell’amore. Da lì sono un uomo diverso. Quando uno attraversa determinati percorsi, non può essere lo stesso. Durante gli ultimi giorni di malattia, mia moglie era molto affranta e mi ha chiesto scusa. Mi ha chiesto scusa perché non sapeva che si sarebbe ammalata quando ci siamo messi insieme. È stato qualcosa simile alla santità e ho cambiato atteggiamento anche nei confronti dei miei figli. Ho cominciato a dire loro molto più spesso ‘Ti voglio bene’ e il nostro rapporto è cambiato. Ora mi trovo senza una moglie, senza una figlia“.
Gino Cecchettin: “Dobbiamo cambiare modo di educare i figli”
Gino Cecchettin non è solo a combattere questa battaglia. Al suo fianco c’è la figlia, Elena: “Elena ha dato un messaggio ben chiaro. Ha centrato veramente il punto e quando l’ho sentita parlare di patriarcato mi ha interdetto perché conoscevo la parola ma non il significato nella società odierna. Sosterrò Elena in ogni sua battaglia. ‘Patriarcato’ significa che c’è un’idea di possesso, la donna vista come proprietà di qualcun altro. Espressioni che sembrano innocue ma non è così. Anche nel quotidiano dobbiamo cambiare. Ci sono tanti retaggi culturali che nella stragrande maggioranza non causano danno ma nelle persone più fragili, che non accettano l’indipendenza della donna, sfociano in altro. Dobbiamo cambiare anche il modo di parlare. Siamo genitori ed educhiamo e lo facciamo in un certo modo. Dovremmo dare un altro tipo di messaggio”.
Nel lutto, immerso nel dolore più grande che un padre possa provare, Gino non si è lasciato trasportare dall’odio: “Ho iniziato a piangere per Giulia già da domenica (il giorno dopo la scomparsa, ndr) perché un padre certe cose le sente. Ti viene automatico provare rabbia e odio ma io sono voluto essere come Giulia per azzerare questo. E mi sono anche chiesto come. Questo ragionamento può sembrare razionale ma io voglio amare e non voglio odiare”. Da parte, Cecchettin sposa le parole della figlia Elena: “Il mostro è qualcosa di eccezionale ma nel caso di Giulia e nella maggior parte di casi, parliamo di normalità. Dobbiamo capire cosa porti le persone a fare questo. Dobbiamo agire su tanti punti. I genitori devono parlare con i figli e cercare di capire le loro reali esigenze, a volte anche invadendo la privacy. Io, nel mio caso, ho lasciato sempre fare Giulia, era molto giudiziosa e non volevo entrare nella sfera privata”.
Gino Cecchettin: “I miei figli piangono la sorella ma sono forti”
Il dolore per la morte di Giulia Cecchettin porterà alla famiglia a combattere, per far sì che tante Giulie, in futuro, possano salvarsi. “È stato un mese molto pesante ma vorrei fondare un’associazione. Mi sono trovato una domenica pomeriggio spaesato dopo aver fatto la denuncia e l’associazione Penelope, fondata dai genitori di Elisa Claps, mi è stata veramente vicina” racconta Gino a Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Ora “Monica e Giulia sono la mia luce. Accompagneranno me, Davide ed Elena per tutta la vita. I miei figli stanno abbastanza bene. Sono molto provati da queste settimane. Piangono una sorella che non hanno più. Ma sono forti e diranno la loro”. Infine, per il papà di Giulia, un messaggio agli uomini: “In questo momento vorrei invitarli a dire ‘Ti amo’ alle compagne, alle mogli. Ditelo spesso, ditelo sempre”.