IL MESSAGGIO DEL PAPÀ DI GIULIA CECCHETTIN SU FACEBOOK: “AMORE MI MANCHI TANTISSIMO”

È praticamente impossibile immedesimarsi in un uomo che nel giro di un anno perde la moglie per una grave malattia e la figlia uccisa barbaramente dal suo ex fidanzato: questo è Gino Cecchettin, papà della giovane Giulia, ritrovata sabato in un bosco vicino al lago di Barcis dopo una settimana di ricerche assieme all’ex fidanzato Filippo Turetta. Gino e gli altri due figli Elena e Davide affronteranno d’ora in poi un’esistenza dolorosissima, un dramma che merita rispetto, intimità e silenzio (tutto ciò che non è avvenuto finora, purtroppo).



Noi possiamo limitarci a segnalare – al di là della cronaca schietta di questi giorni di indagini e ora di ritrovamenti (sabato il corpo di Giulia, oggi l’arresto di Filippo in Germania) – quello che per una volta esce dall’ordinario, un commento e un giudizio non banali che un uomo disperato come Gino Cecchettin ha saputo testimoniare davanti alle banalità di quasi tutti. Nel suo ultimo messaggio social spazio alla tenerezza per quella figlia che non c’è più, poi le parole accorate per i genitori di Filippo: un’umanità libera, quasi sottovoce nel “gridare” tutto il dolore e assieme la speranza per quello sguardo mite e non colmo d’odio (di cui pure avrebbe tutto il diritto). «Amore mio, mi manchi già tantissimo, abbraccia la mamma (Monica Camerotto, ndr) e dalle un bacio da parte mia»: così un uomo ricorda con semplicità moglie e figlia e non crediamo debba aggiungersi altro da parte nostra.



GINO CECCHETTIN, IL DOLORE E LA MANO TESA AI GENITORI TURETTA: “VI RINGRAZIO E VI SONO VICINO”

Quello che invece personalmente colpisce ancora di più, forse, è quel messaggio lanciato oggi nel dialogo con i colleghi di “La Repubblica” verso altri genitori che stanno vivendo un dramma diverso dal suo, ma pur sempre disperante. Dopo il ritrovo del cadavere di Giulia Cecchettin e dopo l’arresto a Lipsia dell’ex fidanzato Filippo, accusato di aver ucciso barbaramente la giovane ragazza veneta, è ancora Gino a raccontare di essere andato sul luogo del delitto, «Ma c’erano ancora i medici per i rilievi e non l’ho vista».



Ma è in pochissime e semplici parole sui genitori di Filippo che permane un senso “anomalo” di umanità pur dentro il dolore impossibile di una figlia ammazzata: «Ringrazio i genitori, anche loro stanno vivendo un dramma e quindi sono vicino anche a loro», spiega Gino Cecchettin riferendosi ai coniugi Turetta (che hanno mandato un messaggio di cordoglio dopo il ritrovamento), «Certo, io pensavo a Giulia, volevo il suo ritorno. Per me è finita qui». Non si pensi che dunque Gino Cecchettin, per questo suo gesto di umanità nei confronti di papà e mamma di Filippo (tra l’altro già evidenziato nell’aver voluto lanciare insieme un appello ai rispettivi figli nei giorni scorsi, quando già si temeva come quel caso di cronaca avrebbe avuto un epilogo tutt’altro che positivo), possa essere tacciato di “superficialità” o “buonismo”. Gino quella figlia, da come ne parla, la amava moltissimo e infatti resta straziato: «Una parte di me che se ne va. Aveva solo 22 anni…una vita davanti spezzata, senza un motivo logico. Posso capire una malattia, un incidente, ma questo è il modo più inconcepibile». Eppure in quel «devo essere forte, per gli altri ragazzi, Elena e Davide. Devono, dobbiamo ripartire» si trova il senso di una famiglia e una umanità non sepolte dal dolore e dall’odio: un gesto, quello di Gino Cecchettin, che non vuole “insegnare” niente a nessuno, non vuole dare “patenti di etica” agli altri né si abbandona alla logica per cui “tutti i maschi sono colpevoli”. È in silenzio, con quel dolore, davanti al mistero di un destino che ora ospita Monica e Giulia.