Le ultime trascorso sono state giornate certamente difficili per Gino Cecchettin e tutta la famiglia di Giulia – brutalmente assassinata poco meno di un anno fa dall’ex fidanzato, per ragioni che non sono mai state veramente chiarite oltre all’ossessione che lo divorava dall’interno – che ha deciso di comparire in aula per assistere alla prima udienza a carico del reo confesso Filippo Turetta che ha deciso di rendere una confessione piena davanti al giudice per (così ha detto) rendere giustizia alla figlia di Gino Cecchettin: quest’ultimo, interpellato dal Gazzettino, ha commentato brevemente l’enorme dolore provato in quell’aula, per poi rilanciare ancora una volta la fondazione a nome di Giulia.



Partendo proprio dal processo, Gino Cecchettin al Gazzettino ha raccontato di aver attraversato “un giorno pesantissimo” in cui ha “rivissuto tutto il dolore di un anno interno” nel solo sentire la difficili parole di Filippo Turetta: “Nelle ore successive – ha continuato a raccontare – il pensiero batteva sempre su quanto avevo sentito”, tanto che la notte successiva “ho dormito poco e nulla” in un vero e proprio “magone [che] torna a montare” ogni volta che si fa sera da un anno a questa parte.



Gino Cecchettin: “Presto costituiremo la Fondazione a nome di Giulia”

Su Turetta Gino Cecchettin preferisce non esprimersi, lasciandosi solo andare alla critica di non aver visto in lui “durante l’udienza (..) solidarierà ed empatia“, per poi passare immediatamente alla Fondazione Giulia Cecchettin che – spiega – “martedì” prenderà ufficialmente vita dopo la firma “davanti al notaio”: nata per volere suo e dei “miei figli Elena e Davide”, vedrà il coinvolgimento di tutta la famiglia Cecchettin impegnandosi su almeno tre fronti in una ferma battaglia contro il dilagante fenomeno dei femminicidi.



Innanzitutto – spiega ancora Gino Cecchettin, che precisa che l’obiettivo è quello di “fare qualcosa con estrema concretezza” – la Fondazione di occuperà di “formazione, con un comitato scientifico di una decina di esperti (..) che elaboreranno programmi didattici da portare nelle scuole”; ma poi anche “iniziative concrete” a favore delle “ragazze in difficoltà” con il supporto di “associazioni già in campo” ed – infine – “borse di studio per ragazzi delle università