In attesa dell’inaugurazione del nuovo Ponte di Genova, la “nave” progettata da Renzo Piano che si prepara al tanto atteso varo, torna a parlare uno dei figli più illustri del capoluogo ligure, vale a dire Gino Paoli: l’85enne cantautore e musicista si è raccontato sulle pagine de “La Stampa”, tra politica e amarcord e con sullo sfondo la sua città, definita “un po’ matrigna” ma anche capace di farsi amare. “Non mi va che abbiano chiamato il nuovo ponte San Giorgio, io l’avrei intitolato a Renzo Piano” precisa subito Paoli (ricordando che lui è l’architetto più importante del mondo) alla vigilia di un evento che tutta la città aspetta da mesi che elogia il sindaco Marco Bucci e il governatore regionale Giovanni Toti perché, a suo dire, sono politici che fanno e che non parlano solo. “Piano ha fatto gratis un disegno straordinario, lo verranno a vedere da fuori” continua l’artista che ammette come Genova sia stata matrigna non solo con l’architetto per la questione del nome ma anche con lui: “Quando ho avuto successo mi dicevano ‘Ma come? Quello lì è sempre al bar’ e poi quando sono diventato importante hanno cambiato musica…”.



GINO PAOLI, “LOCKDOWN? PER ME NON E’ CAMBIATO QUASI NIENTE. E SUL GOVERNO…”

Nel corso dell’intervista, dopo aver fatto un bel ritratto del suo amico Renzo (definito una persona molto umana e serena), Gino Paoli parla dei problemi che da decenni affliggono la sua Liguria soprattutto a livello del territorio con cui storicamente ci si trova a convivere: “Doveva essere il terzo punto del polo industriale poi è rimasta indietro per amministrazioni sbagliate: ma qui tutto è difficile, i genovesi sono i peggiori ospiti che esistano” che poi dà un suo parere su quanto accaduto negli ultimi mesi in Italia tra pandemia e lockdown (“Per me non è cambiato quasi niente: non esco mai e mia moglie si arrabbia. Ascolto e leggo le critiche al Governo e penso: se ci fossi stato io cosa avrei fatto? Quindi capisco chi comanda, han fatto quel che potevano”) e poi concede una battuta pure su un altro amico: “Beppe Grillo? Lo vedo, gli voglio bene: lui ha creduto in una idea impossibile e ci ha provato in assoluta buona fede” spiega l’85enne che ricorda come la politica italiana sia capace di stritolare tutti e criticando, a differenza del fondatore del M5s, “quei ragazzini che fanno gli uomini di potere senza avere nessuna pratica e nessuna capacità”. E poi conclude: “Il gruppo dei GiniPaoli? Mi hanno dato dell’evasore fiscale, del pedofilo, e mi han preso sul serio pure quando sono andato da Maria De Filippi e ho detto che ero andato lì per molestarla…”

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