Gino Paoli si è raccontato in una lunga intervista ai microfoni di FqMagazine, il magazine de Il Fatto Quotidiano, attraverso cui ha affrontato vari argomenti, non soltanto legati al mondo che più gli appartiene, quello della musica. Il cantautore neo 90enne, ha cominciato dagli inizi, dall’ingresso nel suo mondo delle note, giunto quasi per caso, lui che faceva il pittore e che non usciva mai di casa. Una volta che si è approcciato nel mondo della musica Gino Paoli non ha comunque voluto cambiare atteggiamento: “Mi facevo i ca*zi miei” racconta, “Come fanno i gatti”.



La sua vita è stata costellata di successi, ma non mancano i rimpianti: “Ne ho tantissimi” svela, a cominciare dal voler aver avuto “10 donne”, afferma ridendo, e precisando che “Dopo i 50 anni inizia il crollo definitivo”. Nonostante il crollo Gino Paoli non ha smesso di comporre nuova musica: “Ma le pubblicherò solo quando le avrò finite visto che sono pigro come un gatto”.



GINO PAOLI: “NON HO PAURA DELLA MORTE”

Ma che rapporto ha l’artista con la morte? “Ci convivo da quando sono nato”, racconta a FqMagazine, secondo cui la morte rappresenta la conclusione di un viaggio, e dipende da te “quando lo finisci”. Gino Paoli ha svelato di aver provato a suicidarsi quando aveva 29 anni “ero arrogante e anche scemo”, ma gli “è andata male” visto che la pallottola ha colpito solo “il cuore e basta”. Più della morte l’artista teme “di aspettare di morire”, ovvero, “le difficoltà di invecchiare”.

Come tutti noi quindi il cantante spera di invecchiare bene e non “rinco*lionito con le gambe che non camminano”. Proprio per questa ragione non si dice contrario all’eutanasia: “Se uno vuole farlo si deve fare”, spiega, ricordando come il padre se ne sia andato male “un vegetale nel letto” dopo un ictus che lo ha tenuto in vita in condizioni pietose per tre anni.



GINO PAOLI: “NON ABBIAMO CAPITO NULLA DALLE TRAGEDIE PRECEDENTI”

In ogni caso, come detto sopra, Gino Paoli non teme di morire anche perchè “questo mondo non mi piace neanche un po’”, un mondo che non “ha capito un caz*o”, afferma, dagli errori precedenti, un mondo fatto di “stupidità”, a cominciare dalla guerra che “non fa bene a nessuno, nemmeno a chi vince”. Gino Paoli non nasconde di essere nauseato da ciò che sta accadendo, aggiungendo che Cristo ha fatto un errore mettendo l’uomo nel mondo: “Se dovessi scegliere chi buttare già dalla torre fra un uomo e un cane va giù senza dubbio l’uomo”.

Per Gino Paoli c’è un silenzio assordante sulla guerra “ci si abitua a tutto”, ricordando cosa significhi vivere in prima persona la guerra “con le bombe che ti cadono in testa”. Di nuovo si rivolge a Dio, sottolineando come spesso e volentieri ci litighi in quanto “fa morire la gente che piace me”, lasciando invece in vita quelli che lui definisce “gli str*nzi”, come ad esempio “i politici, tutta questa marmaglia che c’è in giro”. Gino Paoli ammette di provare a dialogare con Dio ma “poi capisco che sono solo un rompico*lioni”.