È morto Gino Strada. Il fondatore della Ong Emergency si trovava in Francia, aveva 73 anni e soffriva di problemi di cuore. Gino Strada aveva fondato Emergency insieme alla moglie Teresa e a un gruppo di colleghi, come a dire che la vocazione alla cura non è solo un’impresa individuale ma anche un modo di cementare il matrimonio e la famiglia: al punto di essere seguito in quella missione umanitaria anche dalla figlia Cecilia. Dalla sua fondazione nel 1994 Emergency ha operato in 18 nazioni e ha assistito gratuitamente milioni di pazienti, contribuendo all’edificazione di ospedali e posti di primo soccorso in Paesi dove sono un lusso le cure di base, figuriamoci la chirurgia d’urgenza.
A chi lo criticava perché nei suoi ospedali c’erano particolari non strettamente necessari alla sopravvivenza dei pazienti come le pareti affrescate nelle corsie pediatriche, la cura maniacale della pulizia, dei pavimenti lucidi, dei servizi igienici in cui si sente l’odore dei detersivi e che tutto ciò segnava in maniera esagerata la differenza con le devastazione della guerra, rispondeva “ma perché? Costa poco di più mettere nel giardino bouganville, gerani e rose. E altalene. Costa poco e aiuta a guarire meglio. Sono sicuro che i nostri sostenitori, quelli che sottraggono cinquanta euro alla pensione, o che consegnano agli amici, come lista di nozze, il nostro numero di conto corrente postale, sono d’accordo con questa scelta”.
Quando si parla di una persona appena morta è molto facile correre il rischio di cadere nel panegirico mieloso, nella beatificazione a tutti i costi. Sono certo che la rudezza sincera di Gino Strada non avrebbe tollerato questo atteggiamento. È giusto pertanto raccontare che Strada ha conosciuto anche delle critiche. La storia giudicherà e non sarò certo io a rubarle quel ruolo. Però un cristiano deve saper distinguere il bene che ha fatto dalle sue idee politiche, dalle dichiarazioni di “ateismo” o dall’aver partecipato nel 2009 al corteo per la libertà di scelta di Eluana Englaro. Qualsiasi tifoso di Maradona sa apprezzare i suoi gesti da campione nonostante fosse un cocainomane, non saremo in grado di battere le mani al moltissimo bene oggettivo fatto da una persona che tutto il mondo ci invidia? Chi afferma che Strada fosse “troppo politico” – e politico di una certa parte – dovrebbe riflettere che, in ogni caso, progetti di quel livello non possono essere portati a termine senza schierarsi.
Rimane il fatto che non tutti siamo chiamati ad andare in zona di guerra. Ma tutti dobbiamo lottare per combattere l’indifferenza, ricordando che ciò che da noi è garantito in molte zone del mondo è un lusso e che una sanità seria per tutti non può più essere messa in discussione.
Si è più convincenti con la vita che con le parole, questo in ultima analisi è il suo messaggio più forte. Si può essere d’accordo o no con le idee di Gino Strada ma non si può certo dire che non sia stato coerente con i suoi principi e che quindi, in quanto tale, non sia stato convincente. “Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra”, ha detto in una trasmissione televisiva. È un’affermazione diretta, vera, immediata. Così come quando ha dichiarato: “Basta prendere la foto di un bimbo sul barcone, incollarci sopra la fotografia di vostro figlio, e dopo sarà facile capire”. Questo parlare immediato, che mette nella realtà senza fronzoli, è la lezione di Gino Strada che dobbiamo imparare tutti.
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