Gino Strada ha voluto rispondere alle critiche di chi, sui social, ha attaccato duramente la sua organizzazione Emergency per via della presunta assenza sul campo, per combattere l’emergenza Coronavirus.In collaborazione con il Comune di Milano”, ha scritto l’associazione in una nota, “consegniamo pasti, alimentari, farmaci e beni di prima necessità agli over 65, le persone in quarantena e le persone fragili”. Nessuna latitanza quindi, ma un lavoro a tempo pieno per la prevenzione del contagio nel comune milanese e al fianco dell’ospedale di Brescia per proteggere lo staff medico e i pazienti dal contagio. “In un momento drammatico per l’Italia“, aggiunge, “cerchiamo di fare tutti la nostra parte. Evitare di diffondere calunnie potrebbe essere già un bel contributo”. Anche se in realtà sarebbe bastato controllare la pagina Facebook della ONG per scoprire in via diretta che cosa sta facendo sul territorio nazionale. A partire dalla sua presenza a Bergamo per realizzare il nuovo ospedale da campo, “dedicato alla cura dei pazienti affetti dal virus, che dovrebbe essere completamente positivo a partire da settimana prossima”.

Gino Strada, le Ong Emergency un valido aiuto per la Lombardia

Gino Strada è sempre stato sicuro che la sua ONG Emergecy sarebbe stata un valido aiuto in Lombardia, per combattere il Coronavirus. Per questo ad inizio mese si è dichiarato pronto per “Mettere a disposizione delle autorità sanitarie le competenze di gestione dei malati in caso di epidemie”. Non è la prima volta infatti che i medici di Emergency si ritrovano ad affrontare un faccia a faccia con un pericoloso contagio, soprattutto se si pensa all’epidemia di Ebola avvenuta nel 2015 e l’anno precedente a quanto successo in Sierra Leone. Oggi, domenica 29 marzo 2020, Gino Strada sarà inoltre uno degli ospiti di Che tempo che fa e molto probabilmente darà ulteriori aggiornamenti su quanto la sua associazione sta facendo in Italia e nel mondo. Soprattutto alla luce della decisione della Regione Lombardia, sottolinea Business Insider, di dare l’okay all’intervento della Ong sul territorio. Il tutto per condividere la regola della compartimentazione delle strutture ospedaliere, ovvero l’obbligo di tenere isolato ogni reparto, con entrate e uscite indipendenti, spazi delimitati per il personale e i medici e senza alcuna possibilità di contatto con il resto della struttura.