A Che storia è la musica c’è anche Gino Strada che racconta: “Prendersi cura è non voltarsi dall’altra parte. Hai parlato di solidarietà, immagino la società come una sfera che si muove. Tanto meglio si muove, tanto più è compatta e unita, insieme solidale. Se prendiamo una sfera che rappresenta la comunità qualcuno va troppo avanti e altri troppo indietro, diventa un ovoide e non si muove più. La solidarietà è accettare che i problemi del mio vicino sono anche miei, in un modo drammatico. Lo stiamo vivendo con il clima che ci sta ammazzando e le guerre che continuano. Non è un problema di quello sul barcone, ma di tutti noi sulla stessa barca“. Con le sue parole sembra continuare quella che è una lotta contro la politica del Ministro degli interni Matteo Salvini. Anche se non lo cita minimamente, però sembra essere riferito proprio a lui in ogni parola. (agg. di Matteo Fantozzi)



Tra gli ospiti della serata

Gino Strada è tra gli ospiti di Che Storia è la musica, lo show evento di Ezio Bosso in onda domenica 9 giugno 2019 in prima serata su Rai3. Tre ore e mezza di musica e spettacolo con il pianista e compositore italiano pronto a regalare al pubblico italiano uno spettacolo senza precedenti. Una serata all’insegna della musica, dello spettacolo, ma anche della condivisione con la partecipazione di tantissimi ospiti: da Luca Bizzarri al giornalista Enrico Mentana, da Nicoletta Mantovani a Roby e Alessandra Facchinetti, da Alfonso Signorini al rugbista Andrea Lo Cicero. E ancora:  Anna Tifu, Andrea Zanotti e il Coro della Sosat. Alla lunga lista si aggiunge anche Gino Strada, medico e fondatore con moglie Teresa Sarti della ONG italiana Emergency. A Il Manifesto Strada ha raccontato i primi 25 anni di Emergency: “sono stati 25 anni utili. Utili a tantissime persone perché ne abbiamo curate più di 10 milioni nel mondo. Però sono stati utili anche a noi: abbiamo imparato tanto. Non solo cose di medicina e chirurgia ma anche cose sulla guerra e sul mondo, su noi stessi”.



Gino Strada: Emergency e la guerra

L’attivista e filantropo italiano Gino Strada ha parlato non solo di Emergency, la ONG fondata con la moglie Teresa Sarti, ma anche del clima di odio e guerra che pervade il mondo. A Il Manifesto ha fatto un’analisi ben precisa di quello che sta accadendo nel mondo: “bisognerebbe ricominciare a studiare com’era l’Europa alla fine della guerra. Me lo immagino un ambiente lugubre e spettrale, attraversato da milioni di persone in cerca di qualcosa da mangiare, con cui coprirsi. Questa era l’Europa del primo dopoguerra”. L’attivista non ha alcun dubbio circa il tema della guerra: “la questione della guerra è etica ma che ha anche un impatto politico enorme. In realtà, anche se pochi se sono resi conto, oggi c’è già una guerra in corso ed è quella contro le persone. Oramai crescono sempre di più di muri politici e simbolici e presto potrebbero esseri anche i primi muri fisici proprio come è successo in passato. “Cè chi soffia sull’odio, chi ha voglia di vedere l’odio spandersi a macchia d’olio, chi inneggia di nuovo alla violenza” precisa Gino Strada, che ne fa un discorso anche di cultura ed informazione: “se avessimo una popolazione più attenta e istruita, si potrebbe chiedere conto ai politici che si candidano a rappresentarci”.



Gino Strada e Matteo Salvini: “proposta allucinante”

Il fondatore di Emergency ha commentato anche il decreto sicurezza bis ipotizzato da Matteo Salvini. Si tratta di un decreto che introdurrebbe il pagamento di una multa per chi salva delle vite umane in mare.”Questa proposta è allucinante” – tuona Strada che prosegue dicendo: “è frutto di questo clima: siamo già dentro questa nuova forma di fascismo, che non si presenterà negli stessi termini della volta precedente ma non sarà meno dannosa”. Non solo, il filantropo italiano ha precisato: “Avere sempre come nemico chi sta peggio e impostare questa contraddizione sulla paura dell’altro è un modo di pensare, prima che di comportarsi, che speravo sparito nella mentalità degli europei”. Anzi l’attivista ha anche sottolineato come La Dichiarazione universale dei diritti umani, riconosciuta 90 anni fa, non sia stata ancora integralmente applicata da nessun paese firmatario: “erano i principi che dovevano orientare la politica dei governi, ma nessuno è andato in quella direzione”.