Il mese scorso, concretamente l’11 settembre 2020, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli -ADM- ha presentato in Senato il Libro Blu per il 2019, pubblicazione annuale che riporta i dati principali, Raccolta, Spesa, vincite, incassi erariali, del mercato del gioco d’azzardo legale in Italia.

Oggi è interessante cercare di capire se nel corso della pandemia da Covid, ai dati del 2019, si è registrato un aumento del volume di gioco nelle sue diverse modalità. Le più recenti ricerche legate al fenomeno del gioco d’azzardo rispondono affermativamente a questa domanda e sostengono che il volume delle giocate nei primi 10 mesi del 2020 ha superato del 29% quelle dell’anno precedente, nonostante le chiusure dei bar e delle sale Bingo in periodo di Lock Down. Poiché il gettito fiscale che si genera dal gioco legale supera abbondantemente i 10 miliardi, in attesa della prossima legge di bilancio, è lecito chiedersi come intenda regolarsi lo Stato, davanti ad una delle più significative fonti di reddito fiscale presenti nel suo bilancio ordinario.



Come è noto ADM esercita il ruolo di presidio dello Stato nei settori dei giochi, garantendo gli interessi dell’Erario attraverso la riscossione dei tributi, tutelando il cittadino attraverso il contrasto agli illeciti e gestendo il mercato attraverso concessioni e atti regolamentari.  L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli -ADM- opera attraverso concessioni e affida a un soggetto privato, opportunamente selezionato, l’esercizio del gioco, riservando a sé stessa l’attività di controllo amministrativo e fiscale, anche ai fini della repressione del gioco illegale. ADM però non ha competenze specifiche per accertare le violazioni per quanto riguarda le campagne pubblicitarie sui giochi: ossia la gigantesca operazione di marketing con cui si cerca di attrarre al gioco e fidelizzare ampi strati della popolazione, dai più giovani ai più anziani, con particolare attenzione verso i pensionati.



In tempi di Covid, e di solitudine dettata anche dalla distanza fisica, a volte si può creare un vero e proprio isolamento, che la tecnologia, invocata da tutti come una panacea, in alcuni casi può “aiutare” a superare. Ma con l’uso della tecnologia applicata al gioco on line può invece creare nuove difficoltà, anche perché può sfuggire la consapevolezza reale della gravità di certe azioni e le conseguenze che ne derivano, come per esempio nelle scommesse online dove, addirittura, viene offerto un credito per invogliare al gioco innescando spirali senza fine.

Il Governo è intervenuto con il DPCM 8 marzo 2020 (poi integrato dal DPCM 9 marzo 2020) che ha previsto la sospensione sull’intero territorio nazionale delle attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo. E successivamente con le Direttive del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Direttive: n. 89326 del 12 marzo 2020; n. 96788 del 21 marzo 2020;  n. 102340 del 30 marzo 2020)  con cui ha bloccato le slot machines e disattivato i monitor e i televisori che trasmettono estrazioni ed eventi sui quali è possibile scommettere: «10&Lotto», «Winforlife», eventi sportivi, non sportivi e virtuali. Successivamente ha sospeso tutta la raccolta del gioco presso le tabaccherie e gli esercizi per i quali non vige obbligo di chiusura. È rimasta solo la vendita delle lotterie istantanee “Gratta&Vinci” e, naturalmente, il gioco d’azzardo on line, comprese le scommesse su eventi sportivi e non sportivi.



Dalle ultime relazioni della Direzione investigativa antimafia e antiterrorismo emerge però un fatto importante: il comparto del gioco, in un periodo di crisi caratterizzato da prolungato lockdown, è stato di grandissimo interesse per la criminalità organizzata. Nel periodo Covid, che dura tuttora, la criminalità organizzata ha cercato di consolidare il proprio consenso sociale sfruttando la crisi di liquidità e incrementando, attraverso le proprie attività illecite, i suoi ingenti profitti. Nello stesso tempo anche dal gioco lecito sempre più pervasivo, grazie alle nuove tecnologie che consentono di giocare sempre e ovunque senza limiti, sono scaturiti almeno due problemi importanti per la salute pubblica: un accentuarsi della ludopatia, vera e propria forma di dipendenza, e l’aumento del disagio familiare, per l’impoverimento che il gioco ha creato in molte famiglie. Intorno a questo mondo ruotano infatti una serie di problematiche sociali purtroppo irrisolvibili sul solo versante repressivo.

Tante famiglie e tante persone si sono trovate e si trovano ancora a dover affrontare problemi legati alla dipendenza dal gioco d’azzardo, che sempre più si caratterizza come un problema di salute pubblica. Il lockdown, se da un lato ha reso più difficile andare a giocare fuori, dall’altro ha portato in casa luoghi e modi per giocare e ha permesso alle famiglie di assistere a problematiche di dipendenza dei propri familiari che prima non si vedevano, o per lo meno non si vedevano con la stessa evidenza. Come ogni fenomeno umano, quindi anche nel caso del gioco, quando si supera una certa soglia limite il problema presenta evidenti ricadute sia per il singolo che per la società. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità in Italia ci sono 1.500.000 “giocatori problematici”, pari al 3% della popolazione. E anche se non esistono dati certi sul volume di gioco illecito sappiamo che il volume del gioco pubblico online è passato dal 2015 al 2017 dai circa 17 miliardi a circa 27, con un aumento del 59,2% e ci sono tutte le premesse per immaginare che sia ulteriormente cresciuto in questi primi 10 mesi di lockdown.

Indubbiamente servono campagne informative, servizi di sostegno per le vittime, ma occorre prima di tutto creare ed estendere sempre più una vera e propria rete di protezione sociale che possa, attraverso la comunicazione, la crescita culturale e le iniziative delle comunità locali sensibilizzare sui rischi aiutando anche materialmente chi è vittima. Ma a livello governativo occorre contrastare le tante frodi legate al gioco, evasione, riciclaggio di denaro, truffe e raggiri, diffusi specialmente in rete. Occorre impedire la diffusione di siti web non autorizzati e le sale da gioco clandestine. E cosa non di poco conto, prevenire e contenere gli effetti dannosi del gioco compulsivo, vera e propria patologia comunemente definita ludopatia o azzardopatia.