IL SALONE DEL LIBRO E LA CULTURA FERMA ALL’URSS: PARLA GIORDANO BRUNO GUERRI

Nelle ultime settimane il nome di Giordano Bruno Guerri è stato accomunato alle vicende molto poco “popolari” e piuttosto “elitarie” riguardo alla guida del Salone del Libro di Torino: lo storico, giornalista, scrittore e presidente del Vittoriale degli Italiani (sì, proprio quello di D’Annunzio) era stato inserito dal Ministero della Cultura nella possibile triade di nuovi consiglieri editoriali a sostegno del direttore del Salone (assieme a Bruno Guerri anche Buttafuoco e Campi), lo scrittore Paolo Giordano. Ecco però scattare la furia politica con quest’ultimo che ha rinunciato alla guida del Salone del Libro lamentando un tentativo di «lottizzazione politica». Fatta la doverosa premessa, torniamo a noi e alle dichiarazioni rilasciate oggi a “La Verità” da Giordano Bruno Guerri che prova a spiegare il perché è decisamente stufo di una cultura in Italia che imposta in questi termini tutte le questioni che vedono protagonisti volti non propriamente “simpatici” alla “gauche” elitaria.



«Il fatto che Paolo Giordano gridi alla mutilazione della sua autonomia mi sembra davvero fuori luogo, tanto da far pensare che ci siano altri motivi», spiega il n.1 del Vittoriale, aggiungendo «Forse non si considerava all’altezza del compito, e ha trovato la scusa nobile. Ma davvero non ho idea, perché tutto ciò non ha senso logico. In un uomo come Giordano, il cui mestiere afferisce, prima che alla scrittura, alle scienze esatte, io questo com- portamento non me lo spiego». Al netto però delle vicende interne al Salone del Libro – che ci interessano “il giusto” – sono le parole di Bruno Guerri ad indicare una sorta di smarcamento dall’etichetta appioppatagli addosso dalla stampa e media del centrosinistra: «mi etichettano di destra ma io non ho tessere e ho sempre votato radicale». Il Salone del Libro per Giordano Bruno Guerri, se si dovesse proseguire su queste polemiche, andrebbe a questo punto chiama direttamente “Salone dell’Unità” per la determinazione della sinistra di voler rimanere in piena autonomia di ogni ganglio della cultura in Italia. La tendenza che non piace allo scrittore e giornalista è quell’idea appunto di cultura “settaria” tutta spostata su un fronte ideologico: «Cose come queste accadevano durante il fascismo. Accadevano in Unione Sovietica. Accadono sempre, là dove non c’è libertà».



BRUNO GUERRI: “BASTA ALLARMI SUL FASCISMO. FEDEZ? SONO D’ACCORDO CON LUI SUI MATRIMONI GAY MA…”

Dall’intervista di Ignazio La Russa al pestaggio fuori dal liceo di Firenze fino alla lettera della preside fiorentina e in generale sull’intera “resistenza” della sinistra al Governo Meloni: il tema del fascismo resta ancora centrale nel dibattito culturale e politico in quanto la parte sconfitta dalle Elezioni politiche del 25 settembre scorso vede nell’instaurarsi dell’esecutivo di Centrodestra un possibile effetto “restaurazione” addirittura della più efferata ideologia fascista. «Resistenza intellettuale alle voci non di sinistra ostinata? Quelli in buona fede credono davvero al pericolo autoritario. Chi non è in buona fede, può cogliere l’occasione per perseguire i suoi interessi». Secondo Giordano Bruno Guerri vi è purtroppo ancora oggi una cappa di conformismo confermata dalla vicenda del liceo di Firenze con il pestaggio tra i giovani di destra e dei collettivi di sinistra.



«Il fatto va condannato, è un atto di violenza per motivi politici. Però è veramente sfinente questo richiamo continuo e quotidiano al pericolo fascista. Un giorno per una frase di La Russa, un altro per la storia del liceo di Firenze. Da par mio, l’unico pericolo fascista che vedo è la Russia di Putin, non solo in Italia ma nel mondo», spiega ancora l’autore a “La Verità” considerando la lettera scritta dalla preside del Liceo Leonardo Da Vinci di Firenze un «eccesso ideologico», in quanto «Attacca le tradizioni, ma la conservatrice è lei, quando si appella a una difesa rituale dell’antifascismo, che in questo contesto appare totalmente fuori luogo». Secondo Bruno Guerri il Ministro Valditara ha fatto bene a risentirsi dopo quella lettera per diverse ragioni: «è una lettera politica, che trasmette un messaggio subdolo, senza avere neanche il coraggio di citare Meloni o Salvini. Non rientra tra le funzioni degli insegnanti lanciare appelli politici, sia di destra che di sinistra. Il ministro fa benissimo a censurare». Dalla cultura al Festival di Sanremo, il tema resta il medesimo secondo Giordano Bruno Guerri, basti vedere il “caso” Fedez: «Su molti temi, come il matrimonio gay, mi trovo d’accordo con i Ferragnez. Ma a differenza loro, non ho mai pensato di catalogare come idiota, o politicamente sospetto, chi la pensa diversamente».