AIUTI DI STATO, COSA HA DETTO IL MINISTRO GIORGETTI AL’EUROPA

Secondo il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non si può pensare di “competere” con Usa e Cina se si continuano a tenere i vincoli che da decenni ormai affossano e non permettono la crescita dell’Eurozona: «Possiamo essere d’accordo con l’aumento degli spazi per gli aiuti di Stato, ma in cambio di una flessibilità ampia sulla revisione di tempi e contenuti del Pnrr e di una riforma della governance europea che non penalizzi gli investimenti strategici», ha spiegato nelle scorse ore il capo del MEF alla vigilia del Consiglio Europeo che dovrà definire le mosse comunitarie in risposta all’Inflation Reduction Act degli Usa di Biden. Intervistato dal “Corriere della Sera” – e da altri media italiani e internazionali – Giorgetti riassume la posizione del Governo Meloni davanti alla sfida ingente della lotta all’inflazione (senza lesinare critiche anche alla gestione delle normative “green” che rischiano di portare ulteriori problemi al nostro Paese, e non solo).



All’Italia non è piaciuta la missione dei Ministri dell’Economia di Francia e Germania (Le Maire e Habeck) negli Stati Uniti per discutere di politica industriale, quasi fossero solo loro a rappresentare l’Europa: «È un’iniziativa di due Paesi, non un’iniziativa europea», spiega Giorgetti al “Corriere”, «Non siamo stati informati e la cosa non ci offende: ci sorprende. Se l’avesse fatto l’Italia, questo governo sarebbe stato accusato di essere sovranista e antieuropeo. A parti invertite saremmo sotto processo». La risposta alla crisi deve essere per forza di cosa unitaria, europea, «e non di soli due Paesi»: «Non si può prendere solo un pezzo, gli aiuti di Stato, senza discutere del resto», ammette il n.2 della Lega, «Il muoversi in modo disordinato può far saltare l’Europa. Le istituzioni e le regole europee sono in grave situazione di stress, se si comincia a cedere sui principi del mercato unico. Così, complessivamente, un sistema già troppo articolato non reggerebbe più».



GIORGETTI: “ORA PERÒ CAMBIAMO IL PATTO DI STABILITÀ”

Il ragionamento del Ministro Giorgetti è semplice: se il “rilassamento” dei vincoli e deroghe agli Aiuti di Stato proseguono ma a fine anno torna davvero il Patto di Stabilità, allora «si crea un disallineamento. Perché poi concretamente non potrei fornire gli aiuti, anche usando i fondi in prestito dal Piano nazionale di ripresa (Pnrr, ndr), perché comunque dovrei rispettare i vincoli di bilancio». Per questo la proposta che l’Italia farà al Consiglio Ue è di rivedere in toto la normativa sui vincoli di natura europea: «Sarebbe un passo in avanti enorme se nel Patto di stabilità queste spese per investimento avessero un trattamento diverso rispetto alle spese correnti per personale o pensioni».



Giorgetti, nel lanciare un’altra frecciata alla Germaniafacciamo fatica ad accettare che ci siano Paesi di serie A e Paesi di serie C») rivendica la necessità di una risposta europea tout court: «L’Italia non si sottrae alla responsabilità di condurre una finanza pubblica responsabile e prudente. Ci rendiamo conto che abbiamo un elevato debito pubblico, riteniamo di poterlo gestire e abbiamo il dovere di non creare problemi ad altri». Qui il Ministro dell’Economia italiano ai giornalisti internazionali sottolinea l’importanza di una Manovra 2023 piuttosto prudenziale e coscienziosa come quella portata a termine dal Governo Meloni: ad esempio, non rinnovare la sospensione delle accise sulla benzina «è stato un atto politico non banale». Entrando nelle pieghe delle proposte fatte dall’Italia, l’idea di una flessibilità sul PNRR è primaria: «durante il primo anno siamo stati investiti dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Forse ha senso rivedere la scadenza del 2026 almeno di un anno». Inevitabile sarà discutere anche dei costi aumentati per le singole opere oltre al problema dei bandi andati deserti (specie sulle stazioni di rifornimento a idrogeno): «Andate a vedere i progetti finanziati dai comuni italiani con i soldi del Pnrr e chiedetevi se possono aiutare l’economia e crescere. Nel fondo complementare c’è anche uno stadio». Giorgetti chiarisce di non voler chiedere altri prestiti finché almeno non avrà la certezza di poter spendere in buona dose i fondi già disponibili e i prossimi in arrivo: secondo il “Corriere” vi sarebbe anche qualche perplessità del Ministro sul progetto di Italia vero hub energetico del Mediterraneo, pur non dubitando della bontà del Piano Mattei: «Ipotizziamo che grazie al sole, al vento del Mediterraneo e grazie all’Africa, noi possiamo portare tutta l’energia da sud verso nord. Abbiamo la capacità di trasmissione di questa energia dal sud Italia verso nord e verso l’Europa?».