Non è certo la prima volta che Giancarlo Giorgetti fa intravedere il suo “piano” per una trama politica diversa da quella che tanti altri retroscenisti affermano come quasi certa: si parla di possibili elezioni anticipate in autunno se nel Governo si consumerà la lite definitiva tra Pd e M5s ma il n.2 della Lega non ci crede minimamente. Certo, ieri Salvini ha chiesto di aggiungere all’election day di settembre le Politiche nazionali per impostare un nuovo Governo per la ripresa, ma probabilmente è lui stesso a crederci poco: «Magari ci penserà la Divina provvidenza… Magari dobbiamo aspettare che le cose prendano un corso naturale, che succeda qualcosa», spiega Giorgetti nel dialogo sul Messaggero con il collega Emilio Pucci.
Tra una chiamata e l’altra nelle stanze della Camera sempre più frenetiche, l’uomo-ombra della Lega delinea quello che potrebbe essere un alternativa al Governo Conte, e non è appunto il voto: «di fatto dopo le elezioni Regionali e il referendum sul taglio al numero dei parlamentari si entrerà nel semestre bianco. E non sarà più possibile cambiare nulla». Quindi è ora che bisogna agire per “aiutare” quella Divina Provvidenza manzoniana citata dallo stesso ex Sottosegretario a Palazzo Chigi: «Bisognerebbe parlare con il Pd. E’ il Pd che dovrebbe convincersi».
LA “PROFEZIA” DI GIORGETTI
La “profezia” di Giorgetti, tra le righe, è evidente: deve essere il Pd non solo a staccare la spina a Conte al più presto ma anche ad aprire un canale di dialogo con l’intero Centrodestra (le mosse di Berlusconi di questi giorni vanno già in questa direzione) per un possibile Governo di “unità” sulle principali riforme da adottare prima di tornare al voto in Primavera 2021. Giorgetti non lo dice esplicitamente ma si intuisce che quello potrebbe essere l’orizzonte: se non accadrà, sottolinea il n.2 della Lega, l’Italia collasserà «Non siamo noi a decidere. Le cose le decidono gli altri. Qui il Parlamento non conta più nulla. Questo governo non sa nemmeno cosa sia il Parlamento».
Secondo Giorgetti, Conte non è in grado di gestire i 172 miliardi che potrà spendere dopo gli aiuti Ue: «il problema è la cultura di fondo che hanno, è come pensano di spendere i soldi. Come fanno? Non è quindi solo questione di finanziamenti, del Mes, della Bei, dei fondi Sure o del Recovery fund: ma se non si riescono a spendere i soldi del Fondo di Coesione? La questione è legata ai progetti, alle idee, a come si pensa di portare l’Italia fuori da questa situazione». Niente voto anticipato, «non ci credo», ribadisce Giorgetti al Messaggero, indicando tra le righe anche la possibile strada: «piano Colao? Ci sono cose interessanti. Molte di quelle riforme le abbiamo proposte noi». Ma dunque il Centrodestra al potere potrebbe essere l’alternativa? Non ci crede neanche a questo Giorgetti, «Ora il problema che ha è quello di trovare l’accordo sui candidati. Poi vedremo».
L’importante fa capire Giorgetti è far cadere Conte, sul poi si vedrà: «Ma qualcuno avrebbe mai immaginato un governo M5S-Lega? Qualcuno avrebbe mai pensato ad un esecutivo M5s-Pd? E allora». Quel che è certo che gli Stati Generali invocati da Conte e in partenza venerdì prossimo non piacciono a nessuno e potrebbero esser stata l’ultima “goccia” per una sommossa interna al Governo: «Stati generali cosa? Già il nome non porta bene. Magari vorranno legittimare il Cnel».