«Le riforme, le norme e le risorse non bastano. Come è avvenuto dopo la guerra, sono necessarie forze morali»: lo ha dichiarato al Forum Ambrosetti di Cernobbio il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, non nuovo a “moniti” lanciati alla politica (e alle imprese) per una vera ripresa del nostro Paese nei prossimi anni post-Covid. Oggi con un lungo intervento sul “Messaggero” il n.2 della Lega espone in punti la nuova riforma del MISE da adottare nei prossimi mesi, unita allo sviluppo dei vari piani inseriti nel Recovery Fund.
L’indirizzo marcato dal Ministro Giorgetti è quello di trasformare il «reparto di rianimazione» che è oggi il Ministero dello Sviluppo Economico, ad uno «di ostetricia»: il Governo Draghi, sottolinea il Ministro, punta dunque sulla «forza delle imprese per rilanciare il Paese». Il primo obiettivo fissato riguarda l’acquisizione di capacità di studio, analisi e competenze sul mercato, «al fine di individuare le priorità da perseguire». Si unisce il tutto a quanto sostenuto sempre da Giorgetti ieri al Salone del Mobile a Milano: «Dovremo cominciare a ragionare di lavoro di cittadinanza, come dice la Costituzione della Repubblica italiana è il lavoro che rende pienamente cittadino. Tutto lo sforzo nostro è quello di trasformare il reddito di cittadinanza in reddito di cittadinanza».
LA RIFORMA GIORGETTI SULLE IMPRESE
La squadra del MISE, annuncia ancora Giorgetti sul “Messaggero”, è al lavoro per una revisione «complessiva e organica del sistema degli incentivi e delle diverse forme di supporto alle attività produttive». Come noto, ad oggi è in vigore una serie molto complessa e articolata di incentivi che di fatto scoraggia invece che aiutare gli imprenditori: fondamentale dunque «semplificare al massimo» per poter restituire alle aziende la forza di poter trainare un Paese, dato che non sono i decreti o le riforme a far muovere economica e mercato. «Serve pieno sostegno all’imprenditoria giovanile», ribadisce Giorgetti che ricorda poi anche il tema assai delicato della transizione ecologica al momento «troppo veloce»: scrive il leghista sul “Messaggero”, «Ritengo che vada accuratamente verificato che i progetti e gli interventi previsti dal Pnrr ispirati all’obiettivo di velocizzare la transizione digitale ed ecologica siano preceduti da una approfondita valutazione dell’impatto potenziale sul sistema produttivo nazionale». Occorre infine evitare di finanziare interventi che vadano «ad esclusivo vantaggio di imprese straniere e che possano accelerare la crisi della manifattura italiana».