Giancarlo Giorgetti è tornato a parlare dell’annunciata privatizzazione di Poste italiane, spiegando che una quota di minoranza sarà collocata preferibilmente sul mercato, agevolando dipendenti e risparmiatori, ma esclude una svendita. Il ministro dell’Economia ha risposto ad una interrogazione parlamentare, confermando che verrà mantenuta la maggioranza della società che garantisce il servizio postale universale. «La cessione di una quota del capitale di Poste Italiane sarà, comunque, volta ad accrescere il valore del Gruppo Poste, garantendo, nel contempo, la qualità dei servizi e il mantenimento dei livelli occupazionali», ha assicurato il numero uno del Mef.



Giorgetti ha ricordato che Poste Italiane «è un valore, è un asset» e sottolineato che il governo ha «ben presente» che «le sue potenzialità di sviluppo vanno oltre rispetto alla presenza dell’ufficio postale, il nome è rimasto Poste, ma di posta ce n’è molto poca». Giorgetti ha ribadito che l’operazione di cui si sta occupando il governo «è di valorizzazione di questo asset, preservandone il controllo pubblico».



GIORGETTI “ALTRI HANNO SVENDUTO ASSET ITALIANI”

Giancarlo Giorgetti esclude, quindi, la svendita di Poste Italiane, lanciando qualche frecciata sul tema. «Credo che qualcun altro abbia svenduto in passato importanti asset del Paese, certamente non lo farà questo governo», ha dichiarato il ministro dell’Economia. «Non faremo come è stato fatto con TIM». Infatti, ha poi ribadito che «il controllo dello stato viene garantito e continuerà ad essere garantito». Per quanto riguarda il controllo di Poste Italiane, Giorgetti ha ricordato che la quota di partecipazione del Mef e di Cassa Depositi e Prestiti è del 64,26% (35% di CDP e 29,26% del MEF), invece la restante quota del 35,73% è sul mercato.



Inoltre, lo Statuto di Poste Italiane contiene una clausola che limita il possesso azionario di ogni soggetto privato al 5% del capitale. Infine, per quanto riguarda l’operazione di collocamento di una quota di minoranza punta ad «agevolare il collocamento presso dipendenti e piccoli risparmiatori» e «sarà fatta non solo per portare cassa alla finanza pubblica, ma quando le condizioni di mercato ci convinceranno che è un affare per il pubblico e l’interesse generale».