Giorgia, 28 anni, la vigilia di Natale è stata accoltellata alla gola dal compagno. A salvarla è stato il suo primogenito, corso in strada a chiedere aiuto. L’uomo, accusato di tentato omicidio, adesso si trova in carcere, mentre la vittima si trova a dovere fare i conti con il Tribunale dei Minori per potere continuare a vivere nella quotidianità insieme ai suoi tre figli. “I giudici hanno deciso che io ed i bambini dobbiamo entrare in una comunità, ma io mi rifiuto. Il regolamento è troppo rigido, non posso accettarlo per quello che ho passato. Io sono stata già in una comunità e so come funziona”, ha affermato la donna a Storie Italiane.
La vittima stessa, infatti, in passato ha vissuto in questo ambiente per superare alcuni traumi del passato e non vuole che i suoi bambini condividano la stessa esperienza. “Ci sono molte restrizioni, sei osservata ventiquattro ore su ventiquattro. Non è una bella situazione, non è il luogo adatto per superare il trauma vissuto. Io chiedo di essere aiutata diversamente, vorrei avere una casa più grande dove potere stare con i miei bambini. Non riesco più a dormire la notte per la paura di portare i miei figli a scuola e di non trovarli più all’uscita”.
Giorgia accoltellata da compagno: la battaglia per i tre figli
I tre figli di Giorgia, accoltellata dal compagno la vigilia di Natale, adesso si trovano con la nonna materna. “Il Tribunale dei Minori l’ha sospesa dalla capacità genitoriale il 27 dicembre 2022, mentre fino al giorno prima dell’aggressione era stata valutata positivamente dai giudici e posta in una condizione di semi-autonomia. Le criticità del passato, che erano state superate dopo otto anni di comunità, sono state invece citate nel nuovo decreto dopo il tentato omicidio. Cosa è cambiato in tre giorni se era ricoverata in ospedale in fin di vita? È inaccettabile, lei è la vittima”, ha affermato la sua avvocatessa.
È per questo che il legale si oppone alla possibilità che la donna e i bambini siano trasferiti in una comunità. “Giorgia dovrebbe vivere in una stanza con i suoi tre bambini, in un posto dove si trovano anche tante altre donne, tutte con situazioni problematiche. La situazione non offre nulla di più rispetto allo stare con i propri familiari. La nonna materna, un punto di riferimento, si troverebbe a potere vedere i piccoli solo in incontri protetti. È una follia. Non comprendo come Giorgia possa accettare queste restrizioni. Il servizio sociale prima di fare delle relazioni dovrebbe verificare realmente lo stato in cui vivono i bambini”, ha concluso.